La gioia del Vangelo

Il Santo Padre Francesco dopo aver regalato alla Chiesa l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium  che raccoglie sì le indicazioni dei Padri Sinodali e propone un progetto di pontificato maturato dalla riflessione ed esperienza personale; enuncia in apertura ciò che più gli sta a cuore per il bene della Chiesa e che poi svilupperà in tutto il testo: la gioia del Vangelo riempie il cuore di coloro che si incontrano con Gesù. Ultimamente ha invitato tutto il popolo di Dio ad un cammino di santità rinnovato con l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, il cui “umile obiettivo è far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità”(GE, 2) in ogni ambito di vita.

La vita consacrata, nella sequela di Gesù, l’ascolto della Sua Parola, con un’esistenza offerta solo per Dio, nella continua ricerca della conformità a Cristo Gesù, sorge dall’incontro con Lui e da esso continuamente alimenta la sua vitalità e gioia. Così l’esperienza di essere stati personalmente cercati e amati da Dio ci riempie di gioia e di amore, una scoperta progressiva all’interno del proprio carisma in cui ci si trova bene come in un abito fatto a misura.. La vita contemplativa con il suo anelito costante alla comunione con Dio, come nostro unico e sommo Bene, diventa luogo privilegiato dell’incontro con la persona di Gesù, il Mediatore del Padre, un’avventura che abbiamo abbracciato con entusiasmo, attratte dal fascino di Colui che ce ne ha fatto assaporare la dolcezza.

Papa Francesco ha invitato ogni cristiano a rinnovare l’incontro personale con il Signore Gesù  ogni giorno, quale fonte di gioia. La precisazione lascia intuire come l’incontro non è stabilito una volta per tutte con il Battesimo, ma che è condizionato dalla nostra libera decisione di cercarlo e aprirsi sempre più profondamente a Dio che ci invita alla comunione con Lui. Questo è valido anche per noi religiosi che, con i voti, ci siamo impegnati ad una costante conversione al Vangelo: ogni giorno Dio ci chiama e ci elargisce le energie necessarie per rispondere alla Sua voce che, sottile, possente o visibile, è sempre nuova e liberante per la nostra vita.

 Santa Chiara, benedicendo le sorelle, le invita a far sì che  “il Signore sia sempre con voi ed Egli faccia che voi siate sempre con Lui”, quasi a sottolineare che l’ostacolo all’incontro con Dio è causato dalla nostra libera volontà, non dal desiderio di Dio che ci ha scelto e chiamato a Sé per vivere unicamente per Lui, con Lui e di Lui. L’esempio dei Santi sono una chiara testimonianza della gioia generata da una vita interamente plasmata dal Vangelo e palpitante di entusiasmo nel fare il bene. Una vita che non ha posto dei limiti all’incontro con il Signore Gesù, rinnovandosi ogni giorno sino all’ultimo respiro. Per noi che viviamo nella casa natale  di S. Veronica Giuliani è forte l’esempio del suo desiderio ardente dell’Amato Signore e, sebbene abbia sperimentato il matrimonio mistico e quello spirituale, tuttavia, arriva solo poco prima di morire ad esclamare: “finalmente l’Amore si è lasciato trovare, ditelo a tutte”.

Il rinnovo quotidiano dell’incontro personale con Gesù libera il cuore dai rigurgiti di egoismo e non  ci chiude nell’individualismo: frena il rischio di vivere un’apparenza di religiosità che ci separa da Dio, nelle varie forme di ipocrisia che coprono la propria meschinità, e spalancandoci al servizio dei fratelli, nella nostra specifica vocazione portiamo nel cuore i drammi, le fatiche e le conquiste dell’umanità trasformandole in la preghiera di supplica, intercessione e ringraziamento, uniti al sacrificio e alla penitenza.

La gioia non è quel momento di euforia, di stato d’animo allegro e spensierato, ma quella presenza del Signore Gesù che dà serenità a tutta l’esistenza, in ogni evento della vita: un amore più grande che lega la nostra vita al Signore. Proprio S. Veronica, conosciuta per le grandi e stravaganti penitenze, soleva intestare le sue lettere con la scritta: le croci e i patimenti son gioie e son contenti; precisando la sua missione speciale di unione all’opera Redentrice di Gesù.

Questa ricerca interiore della comunione con Dio, nella solitudine, che caratterizza la nostra vita contemplativa in clausura, è la nostra via di Evangelizzazione. La continua conversione del cuore che desidera aderire alla volontà di Dio diventa un annuncio del Vangelo che spande il profumo di Cristo nel mondo, attraverso una vita fraterna intessuta di donazione semplice e umile. La comunione fraterna diventa segno visibile della presenza del Signore Gesù. Camminare insieme verso la meta, avere lo stesso amore per Gesù non elimina la difficoltà del confronto e della differenza. La ricerca di Dio ci stimola ad aprirci sempre più a chi ci vive accanto, a condividerne gioie e dolori, a farci carico delle debolezze così come a rallegrarci dei doni altrui: un incontro sorgente di gioia. Il superamento del proprio egoismo, per riversare tutto il nostro essere nelle sorelle con cui viviamo, è un dono che chiediamo ogni giorno per costruire l’amore fraterno.

La semplicità della nostra vita monastica favorisce la valorizzazione delle virtù umane che si esercitano nelle attività domestiche, nelle opere correlate al culto liturgico e alla Chiesa, nell’assistenza alle sorelle più anziane, nei lavori di sostentamento che si diversificano nei tempi e nei modi secondo i luoghi e le tradizioni. Così con la stessa pazienza con cui l’ago, passando ripetutamente nel tessuto, traccia il ricamo, o il pennello mette il colore sulla tavola di un’icona, attraverso i piccoli gesti quotidiani palpitanti di amore  e di donazione, si spande la gioia della gratuità, del semplice esistere per Dio solo, senza il riscontro di un risultato di produzione e di appagamento. S. Teresa d’Avila, la grande maestra di orazione, insegnava che servendo il prossimo ci uniamo a Dio e cresciamo nell’amore per Lui perché il vero ostacolo della vita spirituale è l’egoismo. D’altra parte compiendo l’opera di Dio sperimentiamo la necessità di incontrarlo nella solitudine. La dinamica dell’amore porta ad espandersi e chi entra in relazione con Dio si inserisce nella corrente traboccante del suo amore.

La gioia è un criterio di verifica della nostra comunione con Dio.

 

Articolo rivisto dalla pubblicazione della rivista Pro-Orantibus del 2014

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