5 aprile 1697: Santa Veronica riceve le stimmate

Racconto dell’impressione delle stimmate di santa Veronica

Mentre facevo orazione, per i peccatori, mi venne il raccoglimento colla visione di Gesù Crocefisso e della B. Vergine Addolorata, ai piedi della Croce, in quella conformità che Ella stava sul monte Calvario. Il Signore mi ha detto, che veniva, per trasformarmi tutta in Lui e per segnarmi coi sigilli delle sue piaghe. Ed io, rivolta alla SS. Vergine, tutta confidenza in Lei, le ho detto: Eccomi pronta a tutto. Vergine SS., in persona mia, afferite voi medesima con tutti i vostri meriti, pene e do­lori che patiste sotto la Croce e nel tempo della SS. Passione. Chiedete perdono e pietà per me, al vostro Figlio. Io non posso niente; vedete la mia insufficienza e chi sono. Disponetemi voi a questa sì grande grazia.

La Vergine si è posta davanti, ai piedi del suo Figlio, ed ha fatto tutto in un istante. Mentre Ella ha pregato per me, mi è venuto un lume e conoscimento sopra il mio niente; e questo lume faceva mi pe­netrare e conoscere che tutto ciò erano opere di Dio. Qui mi faceva vedere con che amore Esso ama le anime ed, in particolare, le ingrate, come la mia. E qui, più all’intimo, mi faceva vedere la mia impotenza, la mia ingratitudine, e restavo nel proprio nulla. O Dio! Di questo non posso dichiarare niente. Solo produceva, in me, una ferma speranza in Dio, uno spoglio da me stessa e da tutto. Dio solo e l’anima sola. Oh! qui sì che io ebbi una comunicazione intima, ed il Signore fecemi in­tendere che voleva darmi il modo del vivere, dell’operare; come devo, ed in tutto, portarmi, per l’avvenire. E di nuovo, mi ha detto: Io sono venuto, per farti simile a me. Ti voglio crocefiggere. Oh! qui sì che non posso parlare di quanto penetrò l’anima mia!

Mentre il Signore così diceva, ha tirato a Sè quest’anima, all’unione amorosa con Essolui; e, per quanto ho potuto conoscere, è stato nuovo rapimento (aggiunto) al raccoglimento che avevo. In questo istante, mi è venuta tal brama di essere crocefissa col Signore. Così, rivolta alla SS. Vergine, io le dicevo: O Madre di pietà, di misericordia, impe­tratemi questa grazia di essere crocefissa col crocefisso mio Sposo. Ed Ella, rivolta al suo Figlio, gli diceva: Su presto; crocefiggete quest’anima. Ed il Signore diceva: Avrà la grazia.

E di nuovo, addimandava a me: Che brami? Che vuoi? Io gli ho detto: Lo sapete, Signore mio, quanto che io bramo. Ed esso rispose: Io voglio sentire da te che cosa brami. – L’adempimento del vostro volere. Allora il Signore mi disse: Qui ti volevo, ed ora ti confermerò nel mio volere, e ti trasformerò tutta in me. Dimmi: Che brami? O Dio! Così dicendomi, io risposi: O sommo mio Bene, più non tardate; crocefiggetemi con Essovoi.

In questo atto mi venne una gran contrizione di tutte le offese fatte a Dio e, di cuore, ne chiedevo il perdono. Offerivo il suo sangue le sue pene e dolori; in particolare, le sue SS. piaghe; e sentivo un dolore intimo di tutto quello che avevo mai commesso, in tempo di vita mia. Il Signore mi ha detto: Io ti perdono: ma voglio fedeltà, per l’avvenire; e per mezzo di queste mie piaghe io ti faccio questa grazia. E per segno di ciò ora porrò i detti sigilli anche in te.

In un istante, io vidi uscire dalle sue SS. piaghe cinque raggi risplen­denti; e tutti vennero alla volta mia. Ed io vedevo i detti raggi dive­nire come piccole fiamme. In quattro vi erano i chiodi; ed in una vi era la lancia, come d’oro, tutta infuocata: e mi passò il cuore, da banda a banda; e i chiodi passarono le mani e i piedi. Io sentii gran dolore; ma, nel medesimo dolore, vedevami, sentivami tutta trasformata in Dio. Tosto che fui ferita, quelle fiamme di nuovo ritornarono in raggi risplendenti; e li vidi posare nelle mani e piedi e costato del Crocefisso. Il Signore mi confermò per sua sposa; mi consegnò alla sua Madre; mi dedicò, per sempre, sotto la sua custodia; e, di nuovo, mi consegnò al mio Angelo Custode; e poi mi disse: lo sono tutto per te; chiedimi che grazia vuoi, chè ti contenterò. lo risposi: Di mai più separarmi da Voi. In un subito, disparve tutto.

Io ritornai in me e mi trovai colle braccia aperte tutte intirizzite e con pena grande nelle mani, nei piedi e nel cuore. La ferita del cuore sentivo che era aperta e faceva sangue. Volevo vederla, ma non potevo, per la pena che avevo nelle mani. Alla fine, la vidi che era bene aperta; versava acqua e sangue. Io volevo scrivere, ma non potevo tenere la penna in mano. Feci, collo stesso sangue, alcuni nomi di Gesù, e poi pregai il Signore che mi volesse far grazia, che io potessi scrivere un poco, chè volevo fare una polizzina per il mio confessore. Così mi misi, di nuovo, per vedere se potevo scrivere, e così feci.

In questo punto, mi venne sì gran dolore nelle dette piaghe, che più non potevo. Così lasciai lo scrivere, e presi il mio Crocefisso che tengo in cella. Mi offerivo e dedicavo tutta a Lui e dicevo: Signor mio, pene con pene, spine con spine, piaghe con piaghe. Eccomi tutta vostra; crocefissa con Voi, coronata di spine con Voi, piagata con Voi, Christo confixa sum Cruci. In questo punto mi venne il raccoglimento nel quale il Signore mi fece intendere che io, bene spesso, replicassi le dette pa­role: Christo confixa sum Cruci; e che, in particolare, nelle faccende e fatiche io replicassi, bene spesso, così e poi dicessi: Signore, eccomi tutta per Voi.

In un subito, mi comparve in visione di nuovo (il Signore) croce­fisso e dicevami: Io sono per te; che vuoi? – O Signore mio, io vi rac­comando il mio confessore; dategli un vero dolore e pentimento di tutte le sue colpe. Così fate con tutti quelli che aiutano quest’anima. Fate che siano tutti secondo il cuor vostro, e crocefissi con Voi. Così anche vi rac­comando questo nostro Monastero, con tutte queste Sorelle, in specie, le N. N. N. N. N. Sposo dell’anima mia, per mezzo della vostra ss. passione, io vi domando in grazia la conversione dei peccatori.

Il Signore mi disse: Oh! Se tu sapessi come sono in numero senza numero! Dappertutto non vi è altro che peccatori e peccatrici; commet­tono sì gran peccati, che Piuttosto devo mandare castigo che perdono. Sono divenuti come bestie; non pensano nè a me nè all’ anima propria. In que­sto mentre diedemi l’intima comunicazione, e fecemi comprendere che il suo amore altro non desidera che d’infondersi nelle anime, o per via di lumi o per via di contrizioni o per via di chiamate ed illustrazioni interne che Esso loro dà; ma poche o nessuna se ne vuole servire.

E così dicendomi, ha detto a me: E tu che vuoi fare? – O Signore, io, se potessi, vi vorrei amare, per me e per tutti quelli che non vi amano. – Questo voglio, dissemi il Signore, e subito spari.

Io ritornai in me; ma stavo come fuor di me, attonita di tante grazie. Altro non potevo dire: Signore, vi offerisco le vostre sante piaghe. Esse siano voci, per me, e vi ringrazino di tutto quello che avete concesso a quest’anima. Io non potevo parlare, per il dolore che mi sentivo delle offese fatte a Dio. Sospiravo, piangevo e dicevo: Mio Dio, ho offeso Voi.

Diario (ed. Fiorucci) Vol. II, 896-898

 

Tu sei sbocciata pura,

candida più d’un fiore,

Veronica, nascendo

nella luce di Dio;

 

ti sei donata a Cristo,

che ti ha chiesto d’amarlo,

subito e totalmente,

ogni ora della vita.

 

Le stimmate di Cristo,

sigillo del suo amore,

hai ricevuto in grazia

più d’un tesoro immenso

 

e tutto hai sopportato

da chi in te dubitava

che tu fossi soltanto

per Cristo e per la Chiesa.

 

Nell’ultimo tuo giorno

ti ha accolto il Redentore

e ti ha condotto in cielo,

nella patria beata;

 

hai conseguito il premio

d’essere a faccia a faccia

col tuo diletto Sposo

che tanto avevi atteso.

 

Veronica, intercedi
perché con te lodiamo
un giorno il Padre e il Figlio
e lo Spirito in cielo.
Amen.

 

Casalecchio di Reno (Bologna), 3 aprile 2020                                 Federico Cinti