13 settembre 2020

Apertura VII centenario della morte della Beata Margherita della Metola

Vetrata della Chiesa di san Francesco (Mercatello)

Con la celebrazione solenne dei Vespri ore 17.00 nella nostra Chiesa, presieduti dal Vescovo della nostra Diocesi mons. Giovanni Tani e dal Vescovo di Città di Castello mons. Domenico Cancian, si apre l’anno di celebrazioni per il settimo centenario della morte della Beata Margherita della Metola.

Poesia di Federico Cinti alla
BEATA MARGHERITA DELLA METOLA terziaria domenicana
(festa il 13 aprile)

 

Sei nata nel castello della Metola,

Margherita, come esile germoglio

di carità tra i duri

sassi d’un mondo impervio

 

per dare un senso vero alla famiglia

che non sapeva accogliere la grazia

della tua condizione

fisica cagionevole,

 

finché ti ha abbandonata per orgoglio

alla tua amara sorte come un’orfana

che il Signore ha raccolto

e stretto tra le braccia:

 

tu che eri senza vista hai dato un raggio

della luce di Dio a chi nelle tenebre

vagava della vita

senza speranza o gioia,

 

tu che nel corpo instabile eri storpia

a molti hai raddrizzato il cuore fragile

col tuo volto sereno

nella fede incrollabile,

 

divenuta terziaria di Domenico

hai vestito il mantello della regola

vivendo santamente

dandoti tutta ai poveri,

 

fino all’ultimo giorno, fino al transito

della tua anima, accolta nella gloria

a gioire per sempre

in Dio per tutti i secoli.

Casalecchio di Reno (Bologna), 13 giugno 2019

 

Quanto mai attuale è la vicenda esemplare di Margherita della Metola (1287-1320), nata storpia e gibbosa oltre che cieca: i genitori, infatti, Parisio, comandante del fortilizio della Metola a guardia della Valle del Metauro, e della nobildonna Emilia, pur faticando ad accettare la condizione della figlia, l’affidano nondimeno alle cure del cappellano del castello che, tale e tanta è la vivacità intellettuale della piccola, la istruisce a una profonda conoscenza del latino e della Sacra Scrittura. È proprio su insistenza del cappellano che i genitori portano Margherita sulla tomba del beato Giacomo, terziario francescano, a Città di Castello, per chiederne il miracolo della guarigione che, tuttavia, non avviene. Non solo la delusione, ma soprattutto le imminenti battaglie forse inducono Emilia e Parisio ad affidare la piccola Margherita a un convento di suore per ritornare in un secondo momento a riprenderla. Non torneranno più, perché probabilmente morti nei costanti assalti al fortilizio della Metola. Le suore, comprendendo che la vita del convento poco s’addice alla giovane che vive già eroicamente il Vangelo, affidano Margherita a una coppia di sposi, Venturino e Grigia, la cui casa s’affaccia sulla stessa piazzetta del convento e che l’allevano con la stessa cura con cui crescono i loro figli. Donna Grigia appartiene alle mantellate, terziarie domenicane, e inserisce in questo contesto pure Margherita che si dedica con carità e dedizione ai poveri e ai carcerati, facendo crescere la sua fama di santità anche al di fuori delle mura cittadine. Tutta la sua vita si uniforma alla regola domenicana traendone immense grazie nella piena accettazione della sua condizione fisica. Quando il 13 aprile 1320 Margherita rende l’anima a Dio, i cittadini chiedono e ottengono che il suo corpo non venga seppellito in terra, ma nella chiesa di San Domenico, dove tuttora si trova intatto. Nel suo cuore vengono identificate tre pietre con immagini riferite alla Natività e allo Spirito Santo. Il cardinale Bellarmino, dopo regolare processo, il 19 ottobre 1609 ne proclama la beatificazione. Ancora, la congregazione dei santi l’8 ottobre 1988 la proclama protettrice dei non vedenti e dei portatori di handicap nelle diocesi di Urbino-Urbania Sant’Angelo in Vado e di Città di Castello.