Quale augurio in tempo di Pandemia?

Come augurare buon anno 2021 in questo tempo segnato dalla Pandemia a causa di COVID-19?

Una riflessione del Vangelo di Luca 2,16-21, proclamato il giorno del primo dell’anno ci porta a fare alcune considerazioni.

Iniziamo la meditazione guardando i personaggi che vengono presentati per primi che sono i pastori. Uomini interessanti perché ci parlano di vita normale e semplice come la nostra e quindi possono dirci qualcosa sul tempo che stiamo vivendo anche con la Pandemia. Per conoscerli meglio dobbiamo leggere anche qualche passo precedente e che abbiamo ascoltato la notte di Natale. I pastori stanno facendo la guardia al loro gregge di notte e un angelo del Signore si presenta loro (Lc. 2,8-9). Veniamo a conoscenza di un tempo preciso della giornata in cui accade questo episodio e che è poi diventato il tempo della Nascita di Gesù: la notte. L’elemento temporale riveste anche una connotazione spirituale perché la notte è mancanza di luce e quindi occasione per non poter svolgere appieno tutte le nostre facoltà. Interessante che il Vangelo precisa subito che la presenza dell’angelo avvolge di luce i pastori, una luce che non è quella del sole o di torce, ma della gloria del Signore, indicativo di una chiarezza che non riguarda il luogo dove stavano vegliando, ma tutta la loro esistenza! Quante volte vorremmo avere un po’ di luce nel cammino della nostra vita? Questo è interessante perché la luce non viene da ragionamenti o da sforzo umano, ma dal Signore ed è donata gratuitamente. Le parole che l’angelo rivolge loro sono quelle che più desideriamo ascoltare e che ci rassicurano in ogni tempo, tanto più in questo periodo di Pandemia: NON TEMETE! La paura e l’incognita avvolgono tutta l’esistenza umana e finalmente è giunta una parola che può interrompere quel flusso che ci porta a vivere nell’angoscia e nella disperazione: vi annuncio una grande gioia, … oggi, …, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Cosa significa per noi oggi quella Parola che è risuonata ai pastori? Lo vedremo continuando l’ascolto della Parola e seguendo le azioni e le parole dei pastori. Dopo che hanno sentito queste parole e gli angeli si sono allontanati da loro così come nell’annunciazione a Maria, essi andarono senza indugio a vedere quanto era stato loro detto. Forse siamo così abituati a vedere i presepi e ascoltare queste parole che non ci rendiamo conto della portata di questa scelta dei pastori. Proviamo quindi a immedesimarci nei loro panni: sono nella notte e stanno lavorando e lasciano il loro gregge per andare a vedere quanto è stato loro detto con una sola prova che viene offerta: un bambino avvolto in fasce. Loro non hanno calcolato i rischi e i pericoli che potevano incorrere lasciando il gregge incustodito e preda di lupi e briganti, la fatica di un cammino nella notte per i campi illuminati solo da torce e popolati da chissà quali animali. Il loro movimento non è guidato da ragionamenti o da sentimenti, ma da una parola che hanno udito e che vogliono verificare. Quale parola guida la nostra vita? Le notizie dei giornali e le statistiche dei contagi? Abbiamo sempre pensato che i pastori fossero gli ultimi, lo scarto al tempo di Gesù e quindi persone che non hanno influenzato la storia dell’epoca, eppure sono i primi a muoversi e a voler vedere il compimento di una parola che l’uomo, lo sappia o no, lo voglia riconosce o meno, ha da sempre nel cuore: chi mi salverà dalla morte?

Continuiamo la lettura della buona notizia, la vera news di tutti i tempi, che ci è stata donata e scopriamo che trovano il segno che era stato indicato dall’angelo, ma la descrizione non è una ripresentazione pedissequa di quanto detto, un copia incolla dei nostri computer, ma è una nuova formulazione. Leggiamo, infatti, che il bambino è sì adagiato nella mangiatoria, ma non viene indicato che è avvolto in fasce. Una svista dell’evangelista? Non si può pensare così della parola ispirata, ma bisogna chiedere allo Spirito il significato più profondo. Potrebbe essere che al loro posto vengano riportati i nomi di Maria e Giuseppe perché il segno della cura e della tenerezza che avvolge il bambino è concreto e fatto da due persone. Pensiamo anche alla nostra vita, agli avvenimenti di questi tempi e a quante persone ci sono state a fianco con gesti di tenerezza, di cura e di bontà. Forse il Signore li ha posti accanto a noi proprio perché riconoscessimo che attraverso di loro nasce anche oggi Gesù nel mondo!

Forse per loro era solo la nascita di un Salvatore, ora ogni cristiano sa che quel Cristo Signore è stato crocifisso ed è Risorto, ma ancora non è nulla se non diventa il MIO SALVATORE, cioè colui che mi riporta nel seno del Padre e mi fa sentire tutto l’amore di Dio per me. Questo è il significato del nome di Gesù che oggi viene sottolineato nel Vangelo (Lc. 2,21). Questo il senso di riportare nel Vangelo la sottolineatura che è un nome dato da Dio e non scelto fra i tanti che circolavano perché solo in Lui c’è la pienezza della divinità e Lui solo ci riporta a Dio.

Auguriamo di trovare in Gesù la gioia della salvezza che va oltre la paura del coronavirus e di tutte le altre calamità che funestano la terra, Lui che ha illuminato le menti di coloro che curano e ricercano rimedi alle malattie sia anche la consolante presenza della vostra vita in questo nuovo anno.

Le sorelle Cappuccine di Mercatello.