novena S. Veronica 2021

NONO GIORNO

Bellezza sempre da ritrovare

 

Siamo giunti all’ultima tappa del nostro cammino dentro gli scritti di S. Veronica dove se da una parte è risultato chiaro che la sua risposta di fede ha avuto delle modalità davvero straordinarie, dall’altra nel suo percorso sono emersi, altrettanto chiaramente, i tre momenti necessari al cammino di ogni battezzato: il vivere PER-CON-IN Cristo.

La riflessione di questa sera potrebbe anche servirci da verifica, per la nostra vita di fede, mentre ci avviamo a celebrare la festa della nostra Santa.

Ascoltando l’esperienza della nostra sorella Veronica avremo forse notato come questi momenti -Il vivere  PER, CON e IN  Cristo- non si debbano intendere tanto come tappe consecutive, non sono cioè aspetti che semplicemente si succedono, escludendosi uno con l’altro, ma piuttosto si rincorrono e si integrano uno nell’altro, avanzando nelle profondità del cuore, man mano che cresciamo nella relazione con Dio che è la nostra vera identità figli .

Oggi vedremo come questa nostra relazione con Dio, anche dopo che abbiamo imparato a vivere bene il sacramento della penitenza, comporti sempre una lotta  contro varie insidie (ognuno conosce le proprie) che si presentano dall’esterno o dall’interno di noi stessi. Vedremo di quali mezzi si è servita Veronica per far fronte a queste insidie e quindi come anche noi possiamo nutrire la speranza di riportare vittoria su ciò che tende a bloccarci nella fede, ma non solo … Vedremo come il frutto di questa lotta sia ancora la bellezza: Gesù, dopo la lotta, mostra a Veronica un calice e una croce – sono il calice e la croce della sofferenza che lei stessa ha vissuto- e glieli mostra adornati di pietre preziose, dicendole che è stata lei a renderli belli, con la sua offerta, nell’affidarsi interamente alla volontà di Dio.

In altri termini: persino ciò che è amaro e ci fa soffrire, può cambiare aspetto e diventare dolce, nel momento in cui il cuore si apre con amore al modo di vedere dell’Altro.

La bellezza di Gesù allora si travasa nella vita stessa di Veronica che vive della Sua volontà divina. Ascoltiamo …

“Questa notte, non ho mai potuto riposare. Ho passato più sorte di cose. Parte sono stata in aridità ed oscurità. Con tutta la sofferenza che sentivo, provavo però un certo sollievo, per avere incominciata la santa confessione. Il tentatore mi persuadeva e tentava che io non andassi più avanti, circa la confessione, perché tanto non mi sarebbe giovato a niente e che meglio sarebbe stato per me, il non dire mai più niente al Confessore; e che io mi proponessi di fare questo, e che se l’avessi fatto,  subito avrei provato gran pace[ix].

Così io, rivolta al Signore colla mia mente, gli ho detto: Mio Dio, ora propongo di volere essere più obbediente al confessore e di dirgli tutto quanto passa nel mio interno. Dopo questo, sono venuti i fantasmi, in più forme, chi di animali, chi di uomo e giovane. Tutti festeggiavano fra di loro, ed a me davano gran timore, ma mi son fatta animo ed ho incominciato ad invocare il nome SS.mo di Gesù e di Maria, con farmi, più volte, il segno della croce. E poi, mi rimettevo a tutto quello che Iddio voleva da me. In questo punto sono tutti spariti (…) Alla fine, mentre che stavo in orazione, considerando l’amore immenso che Iddio ha verso le anime nostre, mi è parso che vi sia stata la visione di Nostro Signore, ed era così bello, che spiegare non posso. Mi pareva che si avvicinasse, sempre più, a me, e gli vedevo quel calice e quella croce in mano, la quale era adorna di molte gioie e pietre preziose. Ed, in questo punto, mi ha dato ad intendere, che quell’adornamento l’avevo fatto io colla confessione incominciata, e che però la continuassi, perché questa era la sua volontà, e che, per l’avvenire, non tacessi più nulla al Confessore, ma che gli dicessi tutto, affinché si sapessero le meraviglie del suo amore. (…) Dopo la Messa, ho proseguito la santa confessione e ne ho sentito gran giovamento e sollievo, nell’anima mia. Sia lodato Iddio.”[x]

Non appena Veronica prende una decisione verso il Bene (in questo caso reagisce alla tentazione di non affidarsi pienamente al sacerdote che le faceva da confessore), vede scatenarsi tutta una guerra di fantasmi che cercano di dissuaderla dalla sua santa intenzione … vediamo con quali mezzi affronta la lotta:

  1. Fa il segno di croce -il che vuol dire ricongiungere la mente, il cuore e il corpo dentro la grazia ricevuta nel battesimo. (Finché siamo divisi in noi stessi, il male vince sicuramente su di noi)
  2. Invoca i  Nomi SSmi  di Gesù e di Maria. (Invocare Gesù è come attirare su di sé la Salvezza. Invocare Maria è come entrare in una torre fortificata).
  3. Si rimette alla volontà di Dio. (NB: è proprio in questo punto che la tentazione si dilegua).

Tutto questo può diventare molto efficace anche per noi. Proviamo ora a pensare ad una situazione concreta, sotto il peso della quale stiamo forse gemendo, quindi raccogliamo l’esempio di Veronica. Possiamo fare anche noi un segno di croce -cioè un segno di morte- sui nostri pensieri cattivi, sulle nostre intenzioni ribelli, sui nostri modi di fare ostili, sulla tentazione di amplificare le colpe degli altri e minimizzare le nostre (ognuno ci metta il suo) e, invocando il Nomi SSmi di Gesù e di Maria, affidiamoci e accogliamo interamente la volontà di Dio sulla nostra vita, su quella situazione che forse ci fa tanto soffrire …

 

MOMENTO DI PREGHIERA PERSONALE

 

Mi fermo come gli altri giorni qualche minuto in silenzio e accolgo l’invito di Veronica a compiere proprio questi tre atti:

Raccolgo la mente, il cuore e il corpo in unità, sotto il segno della croce, facendolo lentamente e ampiamente, con l’intenzione di trovare la mia unità dentro a questo segno, con piena coscienza di quello che sto facendo.

Invoco (nel cuore) i Nomi di Gesù e di Maria.

Mi abbandono alla volontà di Dio con un semplice atto di affidamento, (non importa inventare chissà quali discorsi) basta dire di sì, nel cuore, a quello che io comprendo che Lui mi sta chiedendo in questo momento.

Tra qualche minuto tutti insieme diremo: “Gesù, io ti consegno questa cosa, non è più mia ma tua. Amen”.

 

[i] Vol. III Pag.829 ss.

[ii] Vol. III Pag.1128 ss.

[iii] Vol. III Pag..829 ss.

[iv] Vol. III Pag.829 ss.

[v] Ibidem

[vi] Ibidem

[vii] Ibidem

[viii] Ibidem

[ix] Veronica si accusava a più riprese e la confessione        incominciata durava più ore e più giorni.

[x] Vol. I Pag.562

OTTAVO GIORNO

Una porta sempre aperta:

La Bellezza del ritorno

Ci stiamo avviando al termine della nostra Novena, durante la quale, inseguendo Veronica dietro alla Bellezza che ha catturato completamente la sua esistenza, abbiamo anche noi fatto i nostri piccoli passi PER Cristo e CON Cristo al fine di ritrovarci -come lei- IN Cristo. Abbiamo così constatato che vivere IN Cristo non è una cosa che riguarda solo lei o i santi in genere, ma è la condizione imprescindibile di ogni battezzato. Se all’inizio, tutto questo poteva sembrarci una cosa impossibile o lontana, comunque non alla nostra portata, proprio in questi ultimi due giorni, Veronica ha completamente sfatato la nostra impressione errata, mostrandoci come IN Cristo, a suo tempo, ci siamo entrati con  il Battesimo, ma poiché il peccato ci ha allontanati da questa Bellezza, ora ci è necessario rientrarvi, ma attraverso che cosa? Le rivelazioni mistiche? Le visioni? No, oggi la porta -paradossalmente- è proprio il peccato, non –ovviamente- quello “goduto,” ma quello riconosciuto come tale e respinto da sé nell’offerta umile a Dio con il sacramento della Penitenza, questo ha dovuto fare Veronica per tutta la vita e a questo siamo chiamati anche noi, se vogliamo vivere in pienezza la nostra umanità, così come Dio l’ha sognata mentre ci creava.

Oggi ascolteremo dunque la nostra Santa che ci parlerà proprio dell’esperienza che lei ha fatto nel vivere la Confessione sacramentale e di ciò che accade anche a noi, quando viviamo questo sacramento con la consapevolezza del Dono che Dio ci fa in esso .

“Il Divino Amore impazzito di quest’anima, la rinnova, la purifica, l’abbellisce di tanto in tanto per mezzo del sacramento della penitenza … con purificarla e nettarla dalle colpe che, alla giornata, si fanno. In questa operazione di amore che Iddio fa, essa diviene bella, nel modo stesso che Iddio la creò; e però dico che, essendo l’anima, rinnovata, cioè nettata per mezzo del sacramento, essa resta come se fosse battezzata di nuovo. Questa grazia si prova bene spesso, e pare che, nel ricevere la santa assoluzione, l’anima resti rinnovata come Iddio la creò. Per via di amore, le fa conoscere l’opera che Esso fa; e (…)  solo lo capisce chi prova il medesimo amore”.

Abbiamo ancora a che fare con la bellezza che questa volta è propria dell’anima che ritorna in grazia di Dio. Forse non siamo abbastanza consapevoli che la confessione dei peccati sia un grande atto di amore, abitualmente non lo pensiamo così, Veronica invece –abbiamo sentito-  ne parla esclusivamente in termini di amore. Noi spesso parliamo di amore quando nutriamo dei sentimenti belli oppure quando facciamo dei sacrifici per qualcuno, Veronica qui sembra dirci che nel momento in cui, riconoscendo le nostre colpe, accogliamo umilmente il perdono dell’Altro (che è Dio, ma converrebbe poi sempre chiedere perdono anche alle persone che eventualmente abbiamo offeso) compiamo un atto di amore talmente grande che questo addirittura rigenera la relazione, ristabilisce la Comunione, unisce le persone come non mai! Dopo questa esperienza di “rigenerazione,” Veronica spesso esclama di ritrovarsi “tutta in Dio”:

“Qui vi è stato uno di quei legami indissolubili, (…) e l’anima è restata tutta in Dio, con Dio e per Dio”.

Come in ogni suo passo, anche nel vivere i Sacramenti Veronica è sempre accompagnata dalla Vergine Maria, ne sperimenta l’assistenza e talvolta dei veri e propri insegnamenti che possono servire anche a noi:

 

“Figlia, (…) ti comando che sii semplice alla presenza di Dio, con timore ed amore. Scoprirai poi tutto il tuo interno a chi sta in luogo di Dio, e pensa bene ove vai, come se andassi ai piedi di Dio. Abbi sempre verità e semplicità nelle tue parole; sia sempre in te l’esercizio dell’umiltà; Sei fragile, non puoi niente, ricorri a me, con umiltà e con fedeltà; io ti difenderò …”

“Ella mi ha fatto fare, l’adorazione alla SS.ma Trinità; ed in quel punto, ho ricevuto la grazia del perdono (…) mi sono trovata al tribunale di Dio, ove Maria SS.ma pregava per me. Ella mi ha fatto capire quella promessa di vita eterna; Tutto ciò mi ha messo un poco di cervello …”

Ora possiamo comprendere ancor meglio di ieri, che il motivo per cui Dio mostrò a Veronica la bruttezza di un’anima in peccato mortale, era per manifestarle anche la grandezza del rimedio che ci è offerto e farle desiderare di diventare madre e sorella di ogni anima lontana da Dio.

“… rivolta all’anima mia, le ho detto: Senti, anima ingrata, Iddio ti chiama; i meriti di Gesù sono per te; Iddio ti perdona. No; non più ingratitudine, non più peccati. Rivolta anche ai peccatori, li chiamo tutti, l’invito tutti, e dico: O anime redente con il prezioso sangue di Gesù, venite a queste piaghe santissime, e sentirete la voce delle medesime che vi dicono, in persona di Dio: Io ti perdono; sentirete quelle spine che hanno passato la testa al Redentore, e sono tutte voci che vi chiamano. La croce vi invita, i chiodi vi aspettano per inchiodarvi e farvi conformi a Gesù, crocefisso per i vostri peccati. Mi sento morire di pena; mi pare sentire quelle anime ostinate che non vogliono Dio, ma il demonio. O Dio! Che pena! Non dico altro; Sia tutto a gloria di Dio!”

MOMENTO DI PREGHIERA PERSONALE

 Mi raccolgo in silenzio

Chiedo la grazia, la forza e la luce per trovare il modo, in questi giorni, di vivere la Confessione sacramentale, consapevole del grande Dono che Dio mi offre in essa: la possibilità di incominciare fin d’ora a vivere la vita eterna! Chiedo alla Vergine Maria di assistermi, preparandomi a questo Incontro con Dio, come ha fatto con Santa Veronica.

Dedico ora una breve preghiera e, appena mi si presenterà l’occasione, farò un atto d’amore in favore di un’anima lontana da Dio.

SETTIMO GIORNO

La bruttura del peccato

Durante i giorni di questa novena ci siamo lasciati guidare dalla Bellezza e oggi avremo l’occasione di ascoltare Veronica anche quando nomina la “bruttezza”, così che –almeno per contrasto- potremo renderci conto ancor più che bellezza o bruttezza non sono una questione di gusti o di sensazioni personali, ma di relazione concreta con Dio, Vita della nostra vita.

Il diario della nostra santa infatti, così come è costellato di riferimenti alla bellezza di Gesù e di tutto ciò che riguarda il nostro rapporto con Lui, altrettanto lo è di considerazioni sulla bruttezza, legata al peccato e a tutto ciò che ci separa da Dio.

Ieri abbiamo iniziato a leggere la prima parte di un testo molto rivelativo, in cui Veronica, trovandosi nella mente di Dio, vede la bellezza della creazione dell’anima, la bruttezza dell’anima che cade nel peccato e la nuova bellezza dell’anima ricreata dal sacramento della penitenza.

Oggi ci fermeremo sul secondo punto. Il Signore le fa questa grazia, appena pochi giorni dopo la precedente, il 30 dicembre del 1715. Veronica scrive:

“Iddio, per via di comunicazione, mi ha fatto capire l’infelicità dell’anima in disgrazia di Dio, ho penetrato la sua miseria, ed ho appreso la distanza che è fra Dio e quell’anima. O Dio! Questo è un punto di cui, con parole, non si può dire niente. L’allontanarsi da Dio è un voler perdere Iddio. Non ci si pensa, e pure si fa; e Iddio mi ha fatto conoscere me stessa, quante volte sono fuggita dalle sue mani, con quanta ingratitudine gli ho voltato le spalle; tutto ciò che ho fatto di male e quanto ho contradetto al suo santo volere, per voler fare e vivere a mio capriccio. (…) Che cosa è mai il vivere di proprio capriccio ed a capo alto, come ho fatto io! (…)  Tutto ciò che avevo fatto di bene, con scopo di carità e per gloria di Dio, non è così davanti a Dio; e vi è mischiato qualche amor proprio, un po’ poco di soddisfazione. E cose simili rendevano una bruttezza così grande, che mi pareva non poterlo tollerare. Il peccato è una bruttura e difforma l’anima in modo tale, che niuno può mai, mai pensarlo con la mente. Il timore e lo spavento che ha provato l’anima mia, non posso, né con parole né con esempi, spiegarlo; (…) perché, contuttoché noi potessimo immaginare le cose più penose e terribili, mai arriveremmo a pensare la terribilità di questo Giudizio. Col dire non si dice niente; alla prova ognuno lo proverà; ed allora si vedrà e proverà tale quale è.”

Ecco, non possiamo che rimanere agghiacciati nel sentire queste cose, soprattutto perché sappiamo che Veronica non ci sta prendendo in giro, non dice questo solo per spaventarci.  Dio le ha mostrato le sue colpe e poi le ha fatto vedere anche un’anima in peccato mortale … brutta come un mostro. Ma andando avanti nella lettura, diventa chiaro come tutta questa bruttezza è stata mostrata a lei (e oggi anche a noi) proprio perché il Signore è qui ad offrirci il rimedio, finché siamo in tempo a riceverlo. Veronica ci fa notare che Lui sarebbe morto anche per uno solo di noi, pur di mostrarci e donarci la salvezza.

“In questo mentre, ho veduto un mostro così orrendo (…) mi è stato fatto capire che tal mostro era l’anima in disgrazia di Dio. L’anima in peccato, sta, anche di presente, come se stesse nell’inferno. Essa tormenta sé da sé; perché i propri peccati sono offesa del (…) nostro Redentore, che ha dato la vita ed il sangue per noi; quello che ha fatto per tutti, l’ha fatto per ciascun’anima; e se il peccatore si danna, ciò avviene perché si vuole dannare; perché Iddio è tutto amore, ed aspetta giorni, mesi ed anni, per vedere se quell’anima torna a Lui. Esso è tutto misericordia. Se l’anima si pente e fa penitenza, Iddio le perdona tutto, e la rimette in grazia sua. O Dio! Alla vista di quel mostro, io sono stata atterrita, ho creduto di morire di spavento; e tutto ciò mi ha lasciato l’abborrimento alle colpe. Prima morire, che mai, mai offendere Iddio!”

Anche qui verrebbe solo da fermarsi in silenzio, entrando ognuno nel proprio cuore, per chiedere a Dio la grazia di approfittare realmente, in questi giorni, della Sua Misericordia e liberarci dalle schiavitù che ci rendono brutti e infelici, ma prima Veronica ha da farci ancora un regalo , è qui a mostrarci che non siamo soli in questo cammino. Di fronte alla bruttura dell’anima in peccato lei, come una madre e una sorella, ha fatto delle scelte, non solo per sé, ma anche in nostro favore , così che se qualcuno di noi, oggi, fosse tentato di scoraggiamento, può trovarla ancora qui, come amica e sorella, vicina e pronta a venirci in soccorso.

 

“Qui l’anima mia si è posta avanti a Dio, si è tutta dedicata al suo servizio, si è, di nuovo, legata al suo santo volere e si è esibita a patire qualsiasi tormento e pena per la conversione delle anime. Andrei per tutto il mondo, per trovare i peccatori e per convertirli a Dio. Credo che se loro si specchiassero in questo mostro (che è il peccato), vedrebbero la loro bruttura e tutti, tutti morrebbero. O Dio! Farei qualsisia penitenza, perché le anime si convertissero a Dio.”

 

Ecco il vero motivo per cui Dio le ha fatto fare questa esperienza: la salvezza degli altri. Qui abbiamo l’occasione di comprendere che quando Dio fa dei doni e favorisce un’anima, ciò non avviene mai solo per quella persona, ma i doni sono sempre a servizio di altri. Comprendiamo allora che nel momento in cui Dio parlava e faceva queste rivelazioni alla nostra concittadina, aveva in mente anche noi, che oggi avremmo ascoltato i suoi scritti.

Domani vedremo come Veronica ci presenta l’anima che torna in grazia di Dio, dopo l’assoluzione dei peccati confessati  e sarà uno spettacolo più grande di quello che possiamo immaginare, una visione che ci farà davvero sperare e spalancare il cuore.

MOMENTO DI PREGHIERA PERSONALE 

Mi fermo qualche minuto in silenzio.

Chiedo –questa volta sì, solo per me- la grazia di vedere il mio cuore con gli occhi di Dio, cioè nella piena verità della mia bellezza o bruttezza, per poi affidarmi completamente alla Sua Misericordia nel sacramento della penitenza.

Dopo qualche minuto di silenzio posso proclamare ad alta voce il versetto che maggiormente mi si è acceso nel cuore, sia di quello che ci ha detto Veronica, sia dei salmi celebrati.

5 luglio

SESTO GIORNO

Bellezza di Veronica con Cristo IN Dio

 

Sesto giorno! Nel libro della Genesi il sesto giorno è quello della creazione dell’uomo; forse non è un caso che proprio oggi vedremo in Veronica qualcosa che ha a che fare con la creazione e la ri-creazione!

Dopo aver sperimentato nei giorni scorsi come la nostra fede possa progredire e passare dal semplice desiderio di fare qualcosa per Dio al voler vivere PER Lui e CON Lui, oggi Veronica ci mostrerà come la nostra vita venga letteralmente ri-creata, nel momento in cui -per grazia- non ci accontentiamo più che Lui sia CON noi, ma desideriamo essere noi CON Lui, IN Lui.

Ancora una volta la prospettiva cambia e nella nostra esistenza può avvenire una vera e propria trasfigurazione, perché non solo vediamo la bellezza fuori di noi, ma la scopriamo interiormente, anzi, vediamo noi stessi dentro la Bellezza.

Nel momento in cui Veronica si dispone  ad essere CON Gesù dove Lui vuole, accade il mistero più grande della fede: Dio realizza il grande disegno per il quale l’ha creata: la rende partecipe della Sua stessa Bellezza e Vita divina. Veronica inizia così a vedere le cose dal punto di vista stesso di Dio, cioè nella realtà di quello che l’uomo è davanti a Dio, in tutta la sua bellezza (quando vive in grazia) o possibile bruttezza (quando si allontana dalla Verità).

Oggi leggeremo solo l’inizio di un testo che ci accompagnerà per tre giorni, nel quale vedremo come tutto questo non sia affatto riservato solo ai mistici o alle persone religiose, ma riguardi molto da vicino la fede di ogni cristiano.

… Siamo nel novembre del 1715, e la Vergine Maria annuncia a Veronica che Dio le vuol fare una grazia:

[v]”la mattina, nella Comunione, mi parve di capire che Maria SS.ma voleva farmi la grazia di darmi tre comunicazioni sopra dell’anima: la prima sopra la creazione dell’anima fatta ad immagine di Dio; la seconda (sopra) l’anima in disgrazia di Dio la quale sarebbe penosissima; la terza (sopra) l’anima che torna in grazia di Dio, per mezzo del sacramento della penitenza”.

Oggi leggeremo la prima di queste tre comunicazioni, cioè quella riguardante la creazione dell’anima fatta ad immagine di Dio ed è curioso constatare che Dio le fece questa grazia proprio il 27 dicembre, giorno del suo compleanno! Quasi fosse una delicatezza da Sposo che vuol farle un regalo quel giorno, per dirle la Sua gioia di averla creata . Ascoltiamo:

 “Iddio creò quest’anima, come tutte le altre, così  bella e sopra ogni bellezza, e la fece simile agli spiriti angelici. Basta dire che era vera immagine di Dio (così che) Iddio si specchiava in essa, vedeva Se stesso in essa, ed essa vedeva sè in Dio. Questa opera di Dio nel fare l’anima a sua immagine, è un tratto di finezza del suo amore. Farci simile a Sé! Dall’eternità teneva nella sua mente quest’anima”

 

Fermiamoci un momento. Veronica ci sta dicendo delle cose sorprendenti! … Dice che Dio ha creato l’anima bella  “sopra ogni bellezza”, ma non ha fatto questo solo con la sua, dice che la sua è stata creata bella “come tutte le altre”, quindi sta parlando anche delle anime nostre (cioè l’anima di …, l’anima di …, l’anima di … ecc.) e aggiunge che quando ha creato queste anime, Lui si specchiava in loro e cosa vedeva? Vedeva Se stesso! Come dire che ogni persona umana, fosse anche (ai nostri occhi) la più brutta o deforme, ha in sé una Luce, nella quale Dio si specchia e vede Se stesso! Sembra una pazzia, ma è così, infatti, Veronica conclude sottolineando che il comprendere questa nostra bellezza e grandezza è possibile solo con lo stesso amore di Dio.

 

“In un tratto poi, mi sono trovata nella mente di Dio, ho veduto me in Dio come in uno specchio lucidissimo e purissimo”.

L’anima capiva che, nell’essere essa in questo mare infinito di Dio, Egli le facesse comprendere con che amore e per qual fine l’avesse creata così bella e pura. (…)  non vi è modo per conoscere l’eccellenza dell’anima, e la sua bellezza, fatta ad immagine di Dio (… ) purissima, bellissima e perfettissima. E un’opera fatta dalle mani di Dio! Si può dire di più? Qui (…) l’intelletto penetrava il fine per cui Iddio ha creato l’anima ragionevole: acciò ella amasse chi tanto si è adoperato per crearla e l’ha cavata dal nulla, per arricchirla di tutti i tesori del Paradiso (…)  Io dico che, per fare ben capire questo punto, vi vuole lo stesso amore di Dio.”

Adesso è Veronica che, guardando Dio, vede se stessa IN Lui come in uno specchio. Ritrovandosi IN Dio, lei vede e comprende anche il motivo per il quale è stata creata. Dio le mostra cioè lo scopo per il quale ha creato ogni cosa e dall’eternità ha desiderato che nel mondo ci fosse una come lei … quando Veronica comprende tutto questo, le diventano chiare anche le conseguenze di questo dono …

 

“Tutte queste cose mi facevano restare attonita e fuori di me. Il divino amore porgeva all’intelletto lumi assai chiari (intorno) al  fine pel quale quest’anima fu creata; e come ha perduto l’innocenza e la bellezza che riacquistò, nel santo battesimo, quando Iddio la rinnovò; in quel punto, la liberò dai legami del peccato e di nuovo la rese, sommamente, bella.”[vi]

“mi è restato un lume speciale dell’obbligo che ha l’anima verso di Lui. Eppure si vive, così dimentichi di tanti benefizi e grazie! Tutte le (altre) cose che Iddio creò, tutte sono obbedienti a Dio, ed in ogni tempo e luogo sono pronte alla sua volontà secondo il fine per cui Esso le ha create, o siano piante o siano animali (…) e l’anima ragionevole creata da Dio superiore ad esse, gli è ingrata, perché non corrisponde a tante e tante grazie che di continuo Iddio le fa.”

“Il divino amore illuminava l’anima per farle conoscere (…) il modo col quale doveva corrispondere, e tutto quello che doveva fare con la grazia di Dio, che sempre ci è data per fare tutto il bene (…) perché  con Dio si può tutto ..”[vii]

 

Immaginiamo un po’ … è come se Dio dicesse: “ti regalo la macchina, ma guarda che dentro c’è persino la benzina e il navigatore per arrivare alla meta per cui ti ho creato .. tu devi solo accogliere il dono, utilizzarlo bene e  lasciarti guidare dalla mia bontà.” Veronica, di fronte a questa straordinaria visione, constata con amarezza che noi, invece, pur avendo a disposizione tutti quegli aiuti materiali e spirituali che ci servirebbero per realizzare nella nostra vita il sogno di Dio, cioè lo scopo per cui ci ha creati, riusciamo a non vedere o addirittura a disprezzare tutto questo e così finiamo per trovarci fuori strada … rabbiosi, scontenti e talvolta imbruttiti dalle nostre stesse scelte sbagliate …

Abbiamo sentito come Veronica afferma di aver visto e compreso tutte queste cose attraverso l’Amore di Dio (potremmo dire nello Spirito Santo) e come nulla di ciò che ha detto, sia comprensibile al di fuori di questo Amore.

Chiediamo dunque a Dio la grazia di entrare nel Suo Amore e di credere al progetto grande che Lui ha avuto su ciascuno di noi nel momento in cui ci ha pensati e creati.

MOMENTO DI PREGHIERA PERSONALE

 

Mi raccolgo qualche istante in silenzio ritornando su quanto ho letto o ascoltato.

Chiedo a Dio il Suo stesso Amore per poter conoscere  pienamente il Suo disegno su di me (che può essere la famiglia o la vita religiosa … ognuno la sua …) Gli chiedo di poter realizzare fino in fondo questa chiamata perché non resti a metà o fuori strada … Anche oggi chiedo questa grazia non  solo per me, ma pure per altri che mi stanno accanto in questo momento.

Tra qualche minuto posso esprimere liberamente una preghiera spontanea che mi nasce dal cuore.

[i] Vol. I Pag. 7

[ii] Vol. V Pag. 665 ss.

[iii] Vol. I Pag. 528 ss.

[iv] Vol. I Pag. 563 ss.

[v] Vol. III Pag. 829 ss.

[vi] Vol. II Pag. 1249

[vii] Vol. III Pag. 829 ss.

4 luglio

QUINTO GIORNO

Bellezza che CON-sola

Quinto giorno! E siamo ancora qui, con Veronica, ma soprattutto CON Gesù. Oggi vedremo ancora quali meraviglie ci possono accadere dal momento in cui apriamo la porta alla presenza di Gesù nella nostra vita.

Stasera leggeremo un brano, non più del tempo dell’infanzia, ma già appartenente alla vita adulta di Veronica. E’ un sogno che fu per lei come uno squarciarsi di cielo in un periodo di grande sofferenza e di aridità di spirito. Come una visione, questo sogno le parlò talmente al vivo, da darle la forza di andare avanti non solo in quel momento, ma per molto tempo e, in seguito, anche negli scritti, ci ritornerà sopra più volte, questo ci dice l’importanza che ebbe per lei questo evento. Ascoltiamo …

“Questa notte, ho fatto un sogno, che mi ha dato gran consolazione, ed è avvenuto così: mi pareva essere in cella … ho sentito bussare alla porta più e più volte. Ed io dicevo: Chi è? Entrate, entrate. Ma non vedevo nessuno. Alla fine, mi alzai per vedere chi mi voleva: Mentre aprii la porta, vi trovai un fanciullino, ma bello. Ed io gli dissi. Chi siete? Vorrei sapere se siete il Signore. Ed egli mi rispose che sì; ed, in questa sua risposta, mi parve che mi si dimostrasse assai più bello. Mi parve che aprisse le braccia, come se mi volesse abbracciare. Lo stesso feci io, in atto verso di Lui; ma mentre stavo per abbracciarlo, subito fuggiva e mi dispiaceva oltremodo di non averlo potuto raggiungere per abbracciarlo e stringermi davvero con Lui.

Stavo come piangendo, e dicevo: Mio Gesù, togliete via da me ciò che non vi piace; spogliatemi di tutto; fate che, nel mio cuore, non vi stia altro che Voi. Mentre stavo così dicendo, ecco che, di nuovo, mi par di vedere, come per aria, lo stesso Signore, ma bello. (…) Alla fine, gli dissi: Mio Signore, restate con me; non vi partite più. Ed Esso parve che così mi dicesse: Guardami pure ben bene, e farò che ti resti in mente questa mia bellezza; ma ti basterà, per buon tempo. In questo punto, mi parve che mi benedicesse e subito sparì via. Tutto ciò io ebbi in sogno.

Ma, in questa sua partenza, io mi destai come impazzita, sentivo una contentezza così grande, che sempre più mi accendeva il cuore e, mentalmente, mi restava quella gran bellezza del Signore. Mi venivano desideri, ma grandi, tanto del patire, come anche di volermi staccare da tutto. Mi veniva voglia di andare a svegliare tutte le Suore, per raccontar loro la bellezza del Bambino Gesù ed, in questa notte, mai più potei riposare. Non potevo star ferma … mi restava tanto, nella mente e sentivo accendermi il cuore che più non potevo. Stavo in me, ma mi pareva di essere come fuori di me; e tutto questo era causato dalla vista che avevo interiormente, di quel bellissimo Bambino Gesù.”

Ecco che dopo qualche giorno di cammino, siamo giunti a scoprire come la Bellezza –quella vera- sia proprio un qualcosa che riesce a darci vita. Qui abbiamo visto come Veronica ne riceva grandissima consolazione, si sente rianimata, confortata nel cuore e lei stessa attesta:sentivo una contentezza così grande, che sempre più, mi accendeva il cuore e, mentalmente, mi restava quella gran bellezza del Signore”

proprio come -al centro del racconto- Gesù le aveva assicurato:

farò che ti resti in mente questa mia bellezza; ma ti basterà, per buon tempo.”

Veronica, come abbiamo detto, proprio in quel periodo si trovava in grande aridità di spirito e questa può essere una condizione che forse anche noi conosciamo bene: la desolazione.

Fermiamoci un attimo su questa parola DE-solazione  che è sinonimo di malinconia, tristezza, sconforto, afflizione, angoscia … in pratica è il contrario della CON-solazione.

Gesù sorprende Veronica in questo suo stato di desolazione, dovuto a cause sulle quali ora non ci soffermiamo, sappiamo però che erano interne ed esterne. La nostra Santa infatti, non è esente da tutti quegli accidenti della vita che hanno una certa influenza anche sul nostro stato d’animo. Lei da tempo però – come abbiamo visto nei giorni scorsi- ha iniziato a CON-dividere con Gesù ogni aspetto della vita, l’ha lasciato entrare nel cuore e Lui non è rimasto fermo, non ha smesso di stupirla, fornendole  al momento giusto, la forza di cui ha avuto bisogno per andare avanti.

Gesù non cambia magicamente le situazioni critiche, non elimina le difficoltà, ma se noi davvero gli abbiamo permesso di  entrare nella nostra vita, Lui non ci lascia mai soli a viverle.

Ci potrebbe venire l’obiezione: “ah, ma quando io ero immerso nei guai fino al collo, non ho mai fatto sogni come santa Veronica e neanche in altri modi ho sentito vicino Gesù … ero da solo e basta. ” Sì, questo può accadere e anche qui la Santa ci può dare qualche preziosa indicazione. Sentiamo cosa chiese un giorno a Gesù:

“Io gli dissi: Mio Signore, vorrei una grazia da Voi; che, una volta, vi faceste vedere dal confessore ed anche a queste mie Sorelle. Mi è parso che Esso abbia come riso, e subito è sparito. In questo punto, mi è parso che mi abbia detto: Dì loro, che non basta che mi chiamino; ma bisogna che mi vengano anche cercando.”

Ecco, la cosa più interessante è la disponibilità di Gesù, che dice di volersi manifestare, ma di poterlo fare solo con chi crede e lo cerca davvero. Immaginiamo una mamma che chiama i suoi figli a pranzo dopo aver preparato ogni cosa. Tutti hanno fame, ma solo alcuni di questi figli, sentendo l’invito, corrono e trovano la tavola imbandita, mentre altri non credono alle parole e all’amore della madre, perciò neppure muovono un passo verso la cucina … e così non trovano… Ora è un po’ come se Gesù dicesse: “non basta dire: ‘ho fame’ occorre fare qualche passo per andare in cucina e trovare la tavola imbandita!”

 

MOMENTO DI PREGHIERA PERSONALE

 

Riprendo qualche espressione dei salmi, alla luce di quanto ho ascoltato.

Gesù ha invitato anche me, non solo a chiamarlo nel bisogno, ma a muovere qualche passo per cercarlo. Uno di questi passi può essere anche il farmi carico dei bisogni degli altri e inizio a farlo con la preghiera.

Perciò oggi non prego per me, ma pensando e dedicando un versetto dei salmi a qualcuno qui presente, senza che nessuno sappia chi è. Lo posso proclamare ad alta voce, pensando a quella persona, mentre solo il Signore sa per chi sto pregando.

3 luglio

QUARTO GIORNO

Bellezza della Comunione: sapore ineguagliabile.

 

Andiamo avanti nel nostro percorso e oggi vedremo un secondo momento della fede che Orsolina inizia a vivere inseguendo  la Bellezza: il desiderio di essere CON Cristo.

Se nei giorni scorsi abbiamo potuto sperimentare come il fare qualcosa PER Gesù ci apre e ci rende capaci di compiere diversamente le stesse cose di tutti i giorni, oggi potremo constatare, sempre seguendo la piccola Orsola, come la vera Bellezza, una volta “assaggiata,”  opera una trasformazione sui nostri gusti, li raffina e se da una parte fa sentire il desiderio di averla sempre dentro di sé, dall’altra può accadere che altre cose che prima potevano sembrarci buonissime o attraenti, poi impallidiscano e perdano di sapore e si sente addirittura il bisogno di disfarsi di esse. Abbiamo sentito nel secondo giorno come Orsola affermava di aver visto “ … una così gran bellezza, che mai mi si parti dalla mente, e tutto quello che vedevo, ogni cosa mi pareva brutta, e niente mi dilettava”.

Accade un po’ come quando si assapora un piatto caratteristico e inimitabile (immaginiamo ad esempio la bistecca fiorentina). dopo è difficile mangiare la carne in scatola. Allo stesso modo quando gustiamo qualcosa di veramente bello, qualcosa che ci porta nella verità di noi stessi, sentiamo dentro una gioia inconfondibile e qualcosa ci dice che questa gioia non ce la può portare via nessuno. Sono momenti intensi, unici, perché ci riportano all’unità interiore, riempiendo il cuore di una pace che è più profonda della sofferenza stessa, ma vediamo cosa succede a Orsolina …

 “Più volte, quando stavo ad ascoltare la Messa, nell’alzarsi l’ostia sacrosanta vedevo che il sacerdote diveniva risplendente come un sole, ed io dicevo a nostra Madre: È proprio bello!. Ma ella non mi dava retta, né io dicevo altro. Non comprendevo niente.(…)

Mi pare che di cinque o sei anni, quando mia Madre e le mie sorelle erano comunicate, in quel giorno non volevo allontanarmi da loro; e mi pareva che anche di volto divenissero più belle. E mi pare che fra me stessa così andassi dicendo: O Signore, queste vi tengono dentro il loro cuore, e io quando vi avrò? Delle volte se vedevo comunicare qualche persona, anch’io aprivo la bocca, e dicevo: Signore, venite da me.(…)

Mi cominciò a venire voglia di fare la Comunione, (…) delle volte sentivo tanta brama di questa Comunione, che andavo da quella immagine della Madonna, e le dicevo di cuore: Datemi il vostro figlio nel mio cuore. Io sento che non posso stare più senza Lui. Sentivo qualcosa che mi spingeva sempre più a levare via da me ogni intoppo, affinché potessi essere tutta di Dio”.[i]

 

Ecco, è davvero impressionante come una bimba della sua età viva già la più autentica  e originaria esperienza della Bellezza “trasfigurante.” Orsola infatti si lascia raggiungere direttamente al cuore. Per la presenza di Gesù Sacramentato vede il sacerdote bello come un sole e pure il volto delle sue sorelle appena comunicate diventa per lei più bello del solito, così sperimenta il mutarsi dei suoi affetti: comincia a desiderare la Comunione sacramentale e sente che questo bene mette in secondo piano tutto il resto, anzi sente che certe cose che prima le piacevano, poi le sono di peso. Abbiamo detto che di fronte ad una bellezza autentica, il nostro “palato” cambia … ed è un po’ quello che forse ciascuno di noi ha sperimentato il giorno in cui si è innamorato: la fame, il sonno, i propri gusti, le proprie abitudini, i genitori … tutto passa in secondo piano, rispetto  alla compagnia dell’amato/a al quale ci si vorrebbe donare completamente e del quale non si può e non si vuole fare più a meno.

Qualche tempo più tardi, quando Orsola si sarà nutrita del Corpo e del Sangue di Gesù, sentirà rafforzarsi questo desiderio al punto da essere in grado di staccarsi dagli affetti più cari “ … sentivo un animo così generoso, che, per sposarmi con il Signore, il lasciare il padre e le sorelle con tutto quello che mi promettevano, tutto mi pareva niente. Di novo me ne andavo in camera da quell’immagine del Salvatore e gli dicevo: Mio Signore, voglio essere vostra; non mi lasciate. Ed esso pareva che mi parlasse con dirmi che avevo da essere sua sposa; et in questo mentre la detta immagine si faceva così bella che io non riconoscevo più che fosse quel quadro; mi pareva tutto mutato. La bellezza, che io scorgevo in quel volto!… Mai nei miei giorni ho veduto cosa sì bella”.

Oggi qui non si tratta – lo comprendiamo bene- di perdere l’affetto per le persone care che abbiamo vicino, ma tutti sappiamo che per quanto possiamo amarci gli uni gli altri, nessuno potrà mai riempire quello spazio di solitudine che ognuno di noi porta in sé .. né la moglie, né il marito, né le consorelle, né gli amici .. ognuno di noi rimarrà sempre con una porzione di solitudine in se stesso … ecco, proprio quello è il posto di Dio dentro di noi .. la “stanza” che Lui solo può e vuole occupare, se Gli apriamo la porta.

Può capitare invece, che noi ci riempiamo di cose, ci affoghiamo nel lavoro, nei piaceri, nel rumore, questo accade proprio perché sentiamo il bisogno di riempire la nostra solitudine e poiché non comprendiamo che questo spazio può essere riempito solo da Dio e non dalle cose, rimaniamo sempre scontenti e aumentiamo ancora di più le cose che non ci bastano mai, se questo accade anche a noi, forse è segno che abbiamo perduto il “sapore” della Comunione, la gioia di stare con Gesù, l’unico capace di rispondere a quel desiderio segreto che ognuno ha di non essere solo … ed in effetti Dio è qui, oggi, proprio per stare con noi.

MOMENTO DI PREGHIERA PERSONALE

 

Mi fermo anche stasera, restando qualche minuto in silenzio.

Chiedo a Gesù di venire nel mio cuore e di farmi sentire il gusto di stare con Lui:

“Gesù vieni nel mio cuore – donami la tua pace – vieni con la tua luce – perché dopo questo momento di comunione con te – gli altri mi trovino più bello/a – più pieno d’amore  – e diventi capace di lasciar cadere la moltitudine di cose che soffocano la mia fede  – e senta il gusto di stare con  te.

Dopo qualche minuto di silenzio e di preghiera personale, diremo insieme: “Gesù, grazie che ci doni questo momento di preghiera e di incontro con te. Amen”.

2 luglio

TERZO  GIORNO

Essere PER Cristo: Bellezza che si dona

 

Ieri abbiamo iniziato a vedere come sia possibile fare un percorso dentro gli scritti di Veronica, osservando dei passi che lei ha compiuto, ma che fanno parte del cammino di fede di ogni battezzato e sono ben presenti anche nella nostra esperienza di fede più ordinaria.

Abbiamo visto infatti, come di fronte alla bellezza indimenticabile di Gesù, la fede della piccola Orsola si è espressa anzitutto con il desiderio di fare qualcosa PER Lui  e abbiamo constatato, come questo accada normalmente anche a noi: la prima risposta sincera della nostra fede, ci porta a fare qualcosa PER Dio.

Ieri abbiamo anche provato a passare dall’idea di fare per Gesù qualcosa che immaginiamo noi, al chiederGli cosa Lui desideri che noi facciamo e oggi vedremo proprio come Gesù stesso venga incontro al nostro desiderio, così come ha fatto con la piccola Orsola, leggeremo infatti la continuazione dell’episodio di ieri e vedremo come Gesù, dopo questo primo passo, l’abbia completamente sorpresa, dicendole delle cose che forse lei non avrebbe mai immaginato, ascoltiamo …

“Un giorno, mentre coglievo questi fiori, mi parve di vedere accanto a me quel bellissimo Bambino, e mi guardò con uno sguardo di paradiso. Così mi disse, con la bocca sorridente:

-Io non voglio questi fiori. Dàtti tutta a me, che sono il vero fiore di paradiso, quel Gesù che t’ama tanto!

A queste parole rimasi come attonita; gettai i fiori per terra, e corsi per abbracciarlo. Ma egli sparì via. Io, pensando che fosse andato in casa, corsi per ritrovarlo; ma non fu rimedio di poterlo vedere. Poco tempo prima m’era successo lo stesso; ma allora ero di età più piccola. Non compresi niente. Solo restai come impazzita e più affezionata all’immagine di Gesù bambino”.[iv]

Ecco la sorpresa: Orsola è tutta intenta a fare qualcosa per quel bellissimo Gesù Bambino che ha incontrato e Lui, apparendole di nuovo, le sorride e osa dirle: “io non voglio questi fiori .. ” come dire “non voglio i tuoi omaggi, i tuoi onori, i tuoi regali, il tuo gran da fare per me …”

Ma come?!! Ieri dicevamo che il fare qualcosa PER Lui è espressione sincera della nostra fede e siamo andati via di qua proprio chiedendo la grazia di comprendere cosa fare per Lui e ora … si ribalta anche questo? No, è solo che ci siamo messi di fronte a Gesù non più come si fa davanti ad una statua, ma come si fa davanti ad una persona viva e ora questa persona viva risponde alla domanda che Gli abbiamo fatto, dicendo che non disprezza affatto ciò che facciamo per Lui e, proprio perché ha apprezzato i nostri gesti, ora ci fa capire che non sono necessari tanti regali tra persone che si amano, ma ciò che a Lui interessa è il VIVERE PER Lui.

“Datti tutta a me” è una proposta che non vale solo per i religiosi, anche nella vita  di famiglia, con i figli  o tra coniugi, se facciamo coincidere l’amore solo con le cose, non si va lontano, mentre il dono di sé  (il mio tempo, il mio pensiero, le mie attenzioni…) rimane il regalo  più  vero, perché porta alla Comunione e alla conoscenza reciproca.

In pratica è come se Gesù ci dicesse: “i fiori, i regali, io li apprezzo, ma ci mantengono ancora ad una certa distanza, ci lasciano in qualche modo estranei (io sull’altarino e tu di sotto) mentre io vorrei entrare in relazione con te, con la tua vita, e quando dico che desidero il tuo cuore, è perché voglio rivelarmi a te, cioè mostrarti delle cose che forse ora non vedi, ma che uscendo di qua oggi, o forse tra qualche tempo, potrai vedere … sono io che voglio farti dei regali che neanche immagini, voglio consolarti e mostrarti quanto sono presente nella tua vita. “Datti tutta a me” vuol dire: “fidati completamente di me … vivi per me ogni cosa che fai nella tua giornata … offrimi le fatiche che già stai facendo per i tuoi figli, per la tua famiglia … tutto il bene che già fai, continua a farlo, ma offrilo a me … con amore …”

Forse questo ci spiazza un po’ … perché a volte pensiamo che per essere santi occorre fare chissà cosa, mentre lui ora ci rimanda  a casa a lavare i piatti o in fabbrica o in ufficio, offrendo a Lui quel lavoro, quella fatica, quella difficoltà nelle relazioni … ma perché devo offrirla a Lui? Non basta già che la vivo? A cosa Gli serve questa offerta?

Ecco, non sempre nella vita di fede si capiscono le cose prima di averle fatte, anzi, solitamente è proprio il contrario: una cosa la comprendiamo solo dopo che l’abbiamo sperimentata, perciò stasera chiediamo proprio la grazia di tornare a casa, continuando a fare quello che facciamo, ma con  la consapevolezza rinnovata di farlo per Lui  … Sappiamo infatti che dire “per Lui” è  come dire PER AMORE … Allora … se in questo momento c’è qualcosa che ci pesa, che non sopportiamo o che facciamo solo per dovere o per forza, chiediamo a Veronica di poter uscire da qui con la grazia di fare quella stessa cosa per amore, invece che per forza o subendola … chissà che in qualche momento non ci accada di vedere molto più bello il volto delle persone con le quali e per le quali lavoriamo.

L’amore fa sì che la preghiera diventi vita e la vita diventi preghiera, perché ci rende capaci di leggere il nostro quotidiano con lo sguardo stesso di Dio e tutto ciò può diventare molto più naturale di quanto non si possa pensare.

 

MOMENTO DI PREGHIERA PERSONALE

 

Faccio entrare  e risuonare nel cuore qualcosa che ho  letto o ascoltato …

Mi metto davanti al Volto del Signore come davanti ad uno che è altro da me, cioè come di fronte ad una persona viva e metto in conto che qualcosa possa davvero “ribaltarsi” nelle mie abitudini e  modi di fare. Chiedo a Veronica la grazia di aprirmi a fare con amore qualcosa che fino adesso ho fatto svogliatamente o solo per dovere.

Dopo qualche minuto -chi vuole- può proclamare ad alta voce la sua preghiera.

[i] Vol. V Pag. 724 ss.

[ii] Vol.. V Pag. 688 ss.

[iii] Vol. V Pag. 695

[iv] Vol. V Pag. 725 ss.

1 luglio

SECONDO  GIORNO

Fare PER Cristo, indimenticabile Bellezza

 

Ieri abbiamo introdotto il tema di questa novena, facendo una distinzione tra vari tipi di bellezza. Per ricapitolare brevemente, ne abbiamo individuati almeno tre:

  1. C’è anzitutto una bellezza seducente che ci attira, ma poi ci inganna, ci tradisce e alla fine ci rende brutti.
  2. C’è poi una bellezza che abbiamo chiamato “ideale”, che può farci dire: “che bello!” ma poi rimane lontana da noi, dal nostro vissuto e in fin dei conti ci lascia quelli che siamo, non cambia la nostra vita.
  3. C’è infine una Bellezza che abbiamo chiamato “trasfigurante” perché accende qualcosa nel nostro cuore, ci mette in relazione, cambia il nostro sguardo sulla realtà e rende armonica la nostra vita, perché ci fa guardare il mondo con amore.

Abbiamo concluso dicendo che parleremo proprio di quest’ultimo tipo di Bellezza leggendo gli scritti di S. Veronica e allora cominciamo con alcuni episodi dell’infanzia che forse conosciamo già, ma oggi vogliamo ascoltarli con una attenzione particolare. Osserveremo come gli occhi di Orsola Giuliani siano rapiti da una Bellezza che la mette subito in relazione, muove il suo affetto, la fa correre .. non la lascia in pace fino a quando non la cambia nel cuore. ascoltiamo:

“Questo è stato il modo che Iddio ha tenuto con me dal primo istante in cui potevo conoscere il bene dal male, e anche da prima ancora. Gesù si fece vedere da me bambina con una così gran bellezza, che mai potei dimenticarla, e tutto quello che vedevo, ogni cosa mi pareva brutta a confronto, e niente mi dilettava. E mi pareva che dal momento in cui Egli mi si fece vedere così bello, mi rimase un’ansia così grande di rivederlo, perché non sapevo cosa fosse, ma quando vedevo qualche immagine della beatissima Vergine con Gesù in braccio, mi ricordavo della bellezza di quel Bambino; e delle volte, in questo punto, vedevo tramutarsi la medesima immagine in bellezza simile a quello (vero); ma ciò era per brevissimo tempo e così sarei voluta stare sempre davanti a queste immagini  e mi sentivo tutta contenta quando potevo stare lì. Non avevo altro pensiero, e ben spesso portavo loro i fiori odoriferi che stavano nell’orto”.                                                                                                                   

Ecco, questo è solo uno dei moltissimi esempi riportati nel diario in cui appare chiaro come Orsolina abbia incontrato Gesù Bambino immensamente bello e come, di fronte a questa bellezza, ogni altra realtà perdesse colore e interesse ai suoi occhi, ma ciò che ci interessa sottolineare per ora, è il fatto che questo incontro ha provocato subito qualcosa in lei, ha suscitato un movimento: il desiderio cioè di donare qualcosa al Bellissimo Bambino. Qui abbiamo letto che lei gli portava dei fiori, ma ci sono molti altri episodi del diario dove si vede come Orsolina bruciasse dalla voglia di fare qualcosa per Lui.

“Quando fui un po’ più grande, io tutto quello che m’era dato, o fiori o frutti o cose da mangiare … io tutto portavo davanti a queste immagini. Avrei voluto fare parte di tutto con il bambino Gesù. … Molte volte, quando avevo rinnovato qualche cosa, o fettucce o zinale o altro, andavo ivi e dicevo: Bambino bello, venite ché io vi darò tutte queste cose. E mi cominciavo a cavare di dosso quelle cose che avevo, e le mettevo ivi in terra, e dicevo: Venite, che tutto vi voglio dare a voi.”

In altri passi del diario si legge che era capace di togliersi di dosso anche le scarpe più nuove, se solo le si presentava l’occasione di fare qualcosa “per amor di Dio” ed è interessante notare che tutto questo lei non lo faceva solo davanti alle immagini di Gesù che stavano sul muro, ma anche con la presenza viva di Gesù nei poveri:

“Tutto quello che potevo avere alle mani, ogni cosa buttavo in istrada ai poveri, ma io non avevo consapevolezza di fare la carità; ma mi pare ora di ricordarmi che, appena mi dicevano qualche cosa per amor di Dio, io non potevo fare a meno di non dare quello che avevo e quando non avevo niente altro, cavavo il zinale, e gli davo quello”.

Fermiamoci un momento su questo aspetto: è sicuramente un’esperienza che abbiamo in qualche modo fatto tutti, il desiderio cioè di onorare la persona di Gesù o di Maria, donando qualcosa di quello che abbiamo … Un fiore, un’elemosina, una candela accesa, una piccola o una grande opera o anche qualcosa che non si vede, ma che ognuno conosce nel proprio cuore, sono tutte espressioni del nostro desiderio di “fare qualcosa di bello PER Lui”, sono le prime risposte semplici e sincere della nostra fede, che dicono un desiderio di relazione: è l’inizio di un cammino e ci fa bene il pensare che anche una santa come Veronica sia passata per questa strada, cioè il desiderio semplice di fare qualcosa per Gesù.

Forse anche noi stasera, se siamo qui, è per il desiderio di fare qualcosa PER Gesù, per dirgli la nostra gratitudine o semplicemente per incontrarLo… ChiediamoGli allora la grazia di comprendere cosa possiamo davvero fare per Lui.

Forse a volte ci capita di dare per scontato che, quando vogliamo fare qualcosa per Dio, basta accendere una candela, fare un’opera di misericordia, un’elemosina, un favore a qualcuno, ma proviamo oggi qui, a chiederGli cosa Lui desideri veramente che noi facciamo per Lui in questo momento della nostra vita, perché è diverso fare a qualcuno un regalo che io penso possa piacergli (ma che sono io a scegliere!), rispetto al donare all’altro un qualcosa che lui stesso mi chiede e desidera e di cui magari ha bisogno (come abbiamo visto che faceva la piccola Orsola con i poveri, nel secondo brano letto)  … solo  in questo secondo caso potremo dire di aver fatto veramente qualcosa PER l’Altro.

 

MENTO DI PREGHIERA PERSONALE

 

Ritorno su qualcosa che mi ha toccato nel cuore: una frase o un versetto.

Chiedo a Gesù la grazia di comprendere cosa davvero posso fare PER Lui, o meglio cosa Lui desideri veramente che io faccia, in questo momento della mia vita

Dopo qualche minuto  -chi vuole- può far risuonare anche ad alta voce la sua frase, in modo che  l’invocazione personale diventi preghiera condivisa e ciascuno torni a casa non solo con il desiderio che ha personalmente nel cuore, ma anche quello che hanno espresso gli altri. Questo ci aiuterà a sentirci uniti e a sostenerci reciprocamente in queste giornate.

30 giugno

PRIMO  GIORNO

Veronica e Cristo: quale bellezza?

Quando pensiamo a S. Veronica o parliamo di lei, facilmente associamo la sua immagine alla sofferenza, alle penitenze, alla grandezza delle sue rivelazioni mistiche … sappiamo che è una grande santa e, per il fatto che è nata nel nostro paese di Mercatello, ne siamo in qualche modo orgogliosi; soprattutto la preghiamo per ricevere delle grazie … ma ammettiamo che poi ci è difficile entrare o comprendere qualcosa della sua esperienza, del suo rapporto con Dio … non è imitabile e quindi concludiamo: “non è per noi”

Così però rimaniamo sempre a quella giusta “distanza di sicurezza” che non ci permette di scoprire la concretezza del dono che questa sorella potrebbe essere per la nostra vita spirituale.

Quello che vorremmo fare in questi giorni della novena è un breve percorso dentro gli scritti di Veronica, per accorgerci come se da una parte il suo cammino di fede ha avuto degli aspetti indiscutibilmente straordinari, dall’altra sono ben visibili nel suo itinerario spirituale, anche i tre momenti imprescindibili della fede di ogni battezzato che sono il vivere PER Cristo, CON Cristo e IN Cristo.

Infatti se almeno una di queste tre espressioni della fede non trovasse posto nella nostra esperienza quotidiana, ciò potrebbe voler dire che ci siamo staccati dalla Sorgente e che la nostra religiosità è diventata per lo più un’usanza esteriore.

In ogni caso Veronica ci mostrerà come lei abbia vissuto queste tre dimensioni della fede, inseguendo fin dalla più tenera età, un qualcosa –meglio Qualcuno- di straordinariamente bello e la sua esperienza di fede si può proprio leggere come un cammino suscitato e orientato dalla BELLEZZA.

Orsola Giuliani non è nata santa, ha camminato ed è cresciuta nella fede. La vedremo rincorrere una bellezza dopo l’altra o – più precisamente- una bellezza dentro l’altra, diventando pienamente donna e realmente madre. Come? … Avremo modo di scoprirlo!

Per oggi ci limitiamo ad una breve introduzione, tanto per intenderci sul vero senso della Bellezza.

Esistono infatti diversi tipi di bellezza e noi qui, semplificando molto, potremmo distinguerne almeno tre:

  1. Esiste anzitutto una bellezza seducente. La conosciamo tutti. E’ quella delle cose che luccicano, è la bellezza che vediamo nella pubblicità, una bellezza esteriore, fatta apposta per ingannarci. La bellezza seducente infatti, è quella che solo appare, ma è senza consistenza e perciò tradisce la nostra vita: promette, ma non mantiene, attira a sé, ma solo per usarci, per lasciarci -alla fine- delusi. La possiamo chiamare bellezza perché ci affascina, ma di per sé non ci porta se non a perdere noi stessi, ci porta all’imbruttimento. A  volte la bellezza seducente, se la seguiamo con ostinazione, può farci giungere, ad un certo punto della vita, dove non saremmo mai voluti arrivare.
  1. Esiste poi una bellezza che potremmo chiamare “ideale”. Anche questa la conosciamo bene: è quel tipo di bellezza che riconosciamo tale, ma che rimane fuori di noi, non ci cambia la vita, né in bene né in male. Può essere la bellezza di un’opera (un quadro, una scultura…) che dice la grande maestria di chi l’ha realizzata. Guardando quest’opera, possiamo restare pieni di stupore per la genialità dell’autore e per come ha saputo esprimere perfettamente le realtà rappresentate. Spesso i modelli sono straordinariamente belli, persino più belli di quanto non si trovino in natura e questo può catturare per un po’ la nostra attenzione, darci delle emozioni e far crescere la nostra stima o simpatia per l’autore, ma sostanzialmente non ci cambia la vita, restiamo sempre gli stessi (se io sono brutto o malato o pieno di guai … resto tale!).
  1. Esiste infine una terza Bellezza, alla quale possiamo mettere la “B” maiuscola, perché è una Bellezza “effettiva”. Potremmo anche chiamarla Bellezza “trasfigurante,” perché cambia il nostro modo di  guardare le cose. All’inizio vediamo qualcosa che ci attrae, ma poi ci rendiamo conto che quel “qualcosa” contiene altro … e così, inseguendo questa luce, possiamo persino giungere a vedere bello qualcosa che inizialmente non ci sembrava affatto tale. La Bellezza trasfigurante ci porta all’essenza, al cuore delle cose e lo sperimentiamo dal fatto che ci coinvolge, ci commuove, ci attira fuori dalle nostre pesantezze e ci mette in contatto con gli altri, con il cosmo … ci apre a Dio.

Bello allora può essere un tramonto, un paesaggio, il volto di una persona o anche un’opera, ma mi accorgo che nel momento in cui una di queste realtà mi appare bella, è perché in qualche modo mi sento parte di quella realtà. Questo tramonto è bello perché mi sento parte di questo “spettacolo”. Guardo un  volto e dico: che bello! Perché sono entrato in uno sguardo d’amore e mi sento unito a questa persona … la vedo bella, perché si è creata una relazione.

A questo punto ci si schiude il vero senso della Bellezza: bello non è semplicemente un qualcosa che brilla o mi emoziona per un po’, ma un qualcosa che mi parla e cambia la qualità della mia vita, mi rende bello/a perché mi fa comprendere qualcosa del senso di ciò che vivo e può portarmi a vedere diversamente, in maniera più armonica e accogliente, persino le cose che mi fanno soffrire.

Si può dunque concludere che la bellezza “trasfigurante” è quella che ci mette in relazione e che scaturisce dalla relazione.

Di fronte a tale bellezza ci com-muoviamo (ci muoviamo insieme) perché si crea un rapporto, un qualcosa che ci unisce e ci fa sentire parte della vita di quella persona che entra a sua volta nella nostra vita.

Ecco, di questa Bellezza parleremo leggendo gli scritti di S. Veronica.

MOMENTO DI PREGHIERA PERSONALE

 

Lascio entrare nel cuore una frase che mi parla di più, fermandomi anche su una sola espressione o su un versetto dei salmi … la ripeto interiormente, pensando che Dio, in questo momento, mi sta parlando personalmente proprio attraverso questa parola … può essere un’espressione di lode, di speranza o altro, purché mi faccia sentire in relazione con Lui.

Questo versetto cerco di metterlo nel cuore e di portarmelo a casa, magari ripetendolo ogni tanto durante la giornata.

Dopo qualche minuto di silenzio ognuno, con libertà, può proclamare ad alta voce il versetto che ha messo nel cuore.

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