I più bisognosi di Napoli trovarono in questa donna il segno della consolazione amorosa di Dio Padre e lei stessa imparò negli anni a scoprire il volto di Cristo in ogni povero, donandosi senza riserve, materialmente e spiritualmente. Attraverso il cammino della solidarietà, riconobbe questa città come la sua nuova patria.
Con il passare del tempo, il Signore le chiese di fare un altro passo in questo pellegrinaggio di disponibilità: l’avvio e la direzione di un’opera di assistenza permanente e organica. Qui entra in scena Ettore Vernazza, notaio vedovo che dedicò la sua vita e la sua fortuna alla cura dei bisognosi, fondando a Genova il primo “Ospedale degli Incurabili”. Allo stesso modo in cui lo aveva fatto lì e poi a Roma, Vernazza si recò a Napoli con questo progetto in mente. Con la sua tenace perseveranza conquistò la disponibilità di Maria Lorenza ad essere messa in prima linea in questo sogno. Ella accettò con spirito di fede, consapevole dei propri limiti, dopo aver percepito in una santa Messa l’invito del Signore ad amarlo ancora di più nei poveri incurabili.
L’Ospedale di Napoli fu organizzato, governato e consolidato con tutta la dedizione della beata madre: con le sue forze assisteva i malati, incoraggiava volontari e collaboratori nel loro compito di servizio e cercava di sensibilizzare i ricchi per renderli solidali con i più poveri. Insieme a lei, alcune donne di nobile lignaggio furono le grandi benefattrici dell’opera e si presero personalmente cura dei pazienti.
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Nel contesto del secolo delle riforme, dei grandi movimenti all’interno della Chiesa, delle nuove congregazioni e istituzioni, e poi con le strutture emerse dal Concilio di Trento, le monache Cappuccine diedero il proprio contributo con la loro claustrale austerità, la loro semplicità e sobrietà per cercare il volto di Dio, la loro concentrazione sull’essenziale, lasciando da parte tutto ciò che è superfluo e artificiale. Hanno testimoniato l’amore della nudità della Croce. Il loro grande contributo alla riforma della Chiesa è stato quello di tornare alle radici e restarvi.
In generale, queste fondazioni non facevano riferimento diretto alla figura di Maria Lorenza Longo, ma alla forma di vita e al tipo di osservanza della regola clariana da lei avviata. Infatti, la sua missione non fu quella di fondatrice presentata come esempio di realizzazione del carisma, ma piuttosto quella di un potente strumento della Provvidenza per fare il primo passo di un cammino seguito da una squadra di grandi donne che hanno continuato e approfondito questo carisma fino al giorno d’oggi.