Beata Maria Lorenza Longo

Beatificazione: Napoli 9 ottobre
Sabato 9 ottobre alle ore 10.30, il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Cardinale Marcello Semeraro, per incarico di papa Francesco, ha presieduto la Santa Messa col rito di Beatificazione di Madre Maria Lorenza Longo nella cattedrale di Napoli. Hanno

concelebrato l’Eucaristia l’Arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, il cardinale Celestino Aos, OFMCap, Arcivescovo di Santiago del Cile, e numerosi sacerdoti e religiosi. La celebrazione è stata resa solenne anche dalla presenza significativa delle monache Clarisse Cappuccine di diversi monasteri d’Italia e anche da qualche sorella rappresentante di monasteri esteri, con tanti fedeli della città di Napoli e numerosi frati cappuccini.
Il cardinale Marcello Semeraro nell’omelia della Messa ha definito Maria Lorenza come “una donna per tutte le vocazioni”; infatti fu sposa, madre, laica consacrata dedita alla carità, monaca contemplativa e in tutti questi “stati” della sua vita fu sempre in ascolto della voce di Dio, che la chiamava ad essere “portatrice di Cristo”. E fu costante il suo impegno per comprendere in che modo avrebbe potuto realizzare il progetto di Dio nella propria vita.
Maria Lorenza Longo “fu sposa fedele e madre premurosa”; rimasta vedova, fidandosi di Dio anche in quella circostanza, si mise “al servizio della carità”. Fondò “l’Ospedale degli Incurabili” non solo per assistere “gli ultimi fra gli ultimi” ma anche per accompagnare le persone emarginate all’incontro con Cristo.
Il Prefetto ha descritto poi un’altra tappa fondamentale nell’esistenza di Maria Lorenza Longo: compì, la scelta
della vita contemplativa per sé e altre sorelle, “le Trentatré”, che si fecero seguaci del Poverello di Assisi e di Chiara. La fecondità di questa scelta è constatabile ancora oggi: le Clarisse Cappuccine oggi sono più di 2.000 in oltre 150 monasteri.
L’ultima impresa da lei compiuta fu il forte sostegno offerto per la fondazione del “Monastero delle Convertite” avviando così “il risanamento di una grande piaga sociale”.
Della nuova beata il cardinale Semeraro ha sottolineato “l’armonica composizione nella sua vita di contemplazione e di azione”, “l’intima corrispondenza tra fede e vita” e l’umiltà che l’ha condotta a “lasciare sempre a Dio l’ultima parola”. E ha concluso: la nostra Beata, con le sue scelte di vita, ha imitato sia Marta sia Maria, e al termine della vita, sul letto di morte, disse: “Sorelle, a voi pare che io abbia fatto gran cose di buone opere; ma io in niente di me stessa confido, ma tutta nel Signore”. Mostrando, poi, la punta del dito mignolo, disse: “un tantillo di fe’ mi ha salvata”!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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