Il Sacerdozio

La ricorrenza dei 150 anni dalla morte del santo Curato d’Ars (san Giovanni Maria Vianney), ha offerto diversi motivi di riflessione per ”evocare con tenerezza e riconoscenza l’immenso dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità” (Benedetto XVI 16.6.09). La sua consapevolezza del dono immenso ricevuto lo stupiva e lo faceva tremare quasi sopraffatto dalla responsabilità del compito a lui affidato. Questo aspetto può essere molto interessante e far riflettere coloro che ancor oggi hanno ricevuto il dono del sacerdozio.

Santa Veronica e i Sacerdoti

Santa Veronica e l’Eucaristia

Per tutti i fedeli, invece, è affascinante e stimolante scoprire che le stesse toccanti espressioni del santo Curato erano uscite dalla bocca di santa Veronica più di un secolo prima.

Santa Veronica aveva conosciuto molti sacerdoti, alcuni di loro l’avevano assecondata nelle sue “pazzie d’amore”, altri l’avevano provata con orripilanti penitenze, per tutti lei offriva preghiere e suppliche.

La stima e la riconoscenza per il sacerdote portava santa Veronica ad una obbedienza pronta come se ricevesse il comando da Dio stesso, anche quando le richieste non appoggiavano i suoi desideri come nei rari casi in cui le veniva impedito di accostarsi alla Comunione. Con tutta umiltà la Santa riconosceva di non essere stata degna di tale grazia e che il sacerdote vedeva le sue mancanze come lo stesso Dio. Riconosce lei stessa che il Signore le aveva dato tanta fede nel sacerdote che la guidava spiritualmente da ritenere che egli le rappresentava al vivo lo stesso Dio. Tale illuminazione le lasciava una riverenza, umiltà, obbedienza e soggezione tale da essere pronta ad ogni minimo suo comando (5 novembre 1696).

L’illuminazione e la fede ricevute in dono da Veronica non sono state solo accolte con riconoscenza, ma sono diventate una presenza effettiva nella sua vita così da dire al suo confessore che “mi apportaste tanta devozione e riverenza che proprio mi veniva comunicata la gran dignità che Iddio lasciava, in persona vostra, per guida dell’anima mia (…) da quella mattina in qua, sempre mi pare di avervi presente in tutti i miei affari…”(cfr. Diario I p. 451).

La preghiera, il sacrificio e l’offerta erano gli affari della nostra Santa nel ritmo quotidiano della vita contemplativa in monastero. La vita contemplativa si svolge tuttora, alternando tempi di preghiera Liturgica e personale al semplice lavoro domestico nella solitudine e nella comunione fraterna.

Abbiamo già detto in altre occasioni che la nostra Santa intercedeva per i peccatori e il Signore le manifestava anche le mancanze che più ferivano il Suo Amore. Per tale motivo Veronica pregava per i sacerdoti perché non trattassero con indifferenza i Sacramenti loro affidati, ma li celebrassero con dignità e fervore come richiesto dalla Santità di quanto è stato loro consegnato .

Gli operai della grande invenzione dell’Amore

La grandezza dei misteri celebrati dal sacerdote erano il motivo di tanta riverenza. Lei stessa ricorda di aver sempre ascoltato volentieri la parola di Dio e specialmente le prediche che le procuravano commozione al cuore, in particolare quando i predicatori trattavano qualche virtù, o toccavano l’amore immenso di Dio con qualche bell’esempio dei santi, ma soprattutto quando parlavano dell’Eucaristia. L’Eucaristia, o meglio il santissimo Sacramento come lei preferiva chiamarlo, era il centro della meditazione di Veronica e, dopo averne considerato la grandezza, era solita concludere che l’unico che poteva rendere presente ancor oggi sulla terra il Figlio di Dio era il Sacerdote e quindi doveva essere di una santità tale da poter tenere Dio tra le mani. Lei stessa così racconta: “Di questo divin Sacramento avrei voluto che tutti ragionassero affinché una volta avessero ben penetrato questa grande invenzione di amore, che ha trovato Iddio per restare con noi per cibo delle anime nostre, a nostro pro! È un punto che fa impazzire il sol pensarci. Oh pensate chi lo riceve con sentimento! E chi con vero sentimento lo tiene tra le mani come voialtri sacerdoti! Io penso che non siate in voi in quell’atto della consacrazione, oppure vi sentiate mutati in un Dio medesimo. Son d’avviso che diveniate come fuoco, e, tenendo fra le mani il divino amore, penso che abbruciate tutti, e che non possiate spiegare con parole quanto in quel punto fa ed opera il divino facitore nelle anime vostre… Io per me credo che voi altri sacerdoti non dormite mai né possiate cibarvi d’altro cibo che di cose spirituali. Credo che qui solo troviate il vostro sostentamento, e che questo divinissimo cibo del Sacramento sia a tutti voi sostentamento vitale, che non gustate altro” (cfr. Diario I p.95-96). Queste parole saranno fatte proprie dal santo Curato D’Ars che così esclamava: “Oh come il prete è grande!… Se egli si comprendesse, morirebbe… Dio gli obbedisce: egli pronuncia due parole e Nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude in una piccola ostia…”.

Il desiderio grande del Santissimo Sacramento faceva rinascere santa Veronica e la sollevava da ogni afflizione, per questo si domandava perché i sacerdoti quando si sentono afflitti e con qualche travaglio non corrono subito a questa fonte di vita (cfr. Diario I p. 543).

L’invito della nostra Santa non è solo per i sacerdoti, ma per ciascuno di noi e in questo anno vogliamo pregare per quanti ci aprono l’accesso a questa fonte di vita che sono appunto i sacerdoti.

Veramente senza il sacramento dell’Ordine (il sacerdote), noi non avremmo il Signore, senza di loro non avremmo gli aiuti per il cammino verso il Cielo.

Chiediamo l’intercessione di santa Veronica perché conceda a tutti i sacerdoti di vivere in quella conformità richiesta dalla Santità di Dio di cui si fanno “parola, volto, mani e piedi” e ci aiuti ad avere anche noi quella stima e riverenza che ebbe lei per i ministri Ordinati.

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