Spiritualità

In Europa la passione mistica dell’uomo è tornata a rifiorire soprattutto dopo la caduta delle ideologie marxiste “nell’opprimente solitudine di un mondo rimasto privo di Dio, nella sua monotonia, la ricerca della mistica, di una relazione con il divino, è tornata a sbocciare”. 1

L’esperienza vissuta da santa Veronica sembra venire incontro a questo profondo desiderio dell’uomo contemporaneo: “la speranza di scoprire nel mondo uno spiraglio attraverso cui guardare al cielo e trovare conforto”. 2

Santa Veronica davanti al Sacro Cuore

Santa Veronica è vissuta in un periodo storico distante dal nostro di tre secoli, ma non così diverso nei suoi caratteri spirituali: mentre nella cultura del XVIII secolo iniziavano ad affermarsi in modo prepotente e assoluto le correnti filosofiche dell’illuminismo, la Chiesa era animata da una doppia tensione quale era il rigorismo giansenista e il deismo razionalista e umanitario. È all’interno di questo clima che nasce la figura di Veronica, una presenza che risplende di novità ardita, indicando un sentiero luminoso verso l’incontro con Dio così da essere ancora per noi un aiuto “per guardare al cielo e trovare conforto”.

Veronica, una donna molto dotata umanamente, di vivace intelligenza e di carattere energico, possedeva tutti i caratteri di una personalità adatta al comando, sebbene fosse anche soggetta a una facile irascibilità. La sua ricca affettività non sarebbe stata facilmente appagata da un amore umano, così come le sue profonde aspirazioni intellettuali e spirituali non potevano trovare compimento se non nella realizzazione di un grande desiderio: conformare la sua persona a quella dell’amato Gesù. E come avrebbe potuto un temperamento vivace con una spiccata sensibilità, trovare pace nella monotonia circoscritta di un monastero se non rispondendo ad un Amore infinito che si donava a lei? Solo l’Amore è in grado di essere sempre nuovo e di dare vitalità al rapporto di comunione infondendo pace e soddisfazione a tutti i sensi.

Il cammino spirituale ha portato santa Veronica ad una progressiva perfezione dei doni naturali e all’amabilità del carattere trasformando la sua indole collerica e superba in una umanità chinata al servizio delle sorelle e animata dalla docilità più affabile e gentile. Ardua e impegnativa fu la lotta per indirizzare il suo temperamento totalmente verso il bene: aiutata dalla grazia divina, ella fu capace di trasformarsi pienamente in una donna forte nell’amore. I suoi scritti sono ricchi di testimonianze nelle quali si racconta del suo energico e faticoso travaglio verso la docilità alle sorelle e all’autorità dei superiori, domando le sue ribellioni attraverso uno sguardo di unificazione all’amato Gesù, centro costante di tutto il suo agire e operare, non per temperamento remissivo, incapace o impossibilitato alla reazione. 3

L’esperienza mistica di Veronica è unita a una serie di fenomeni soprannaturali che le procureranno diverse prove nel corso delle vita monastica. Fin dall’età di circa 5 anni, mentre gioca sul prato del suo giardino raccogliendo fiori, vede apparire un bambino che le dice “io sono il vero fiore“. La piccola Orsolina riconosce Gesù che subito scompare lasciando però in lei un vivo desiderio di ritrovarlo, aspirazione che si realizzerà solamente al termine della vita, quando dirà alle sorelle “finalmente l’amore si è fatto trovare, ditelo a tutte, ditelo a tutte“. Da quella esperienza inizia la ricerca costante di Gesù che segnerà la vita di Veronica attraverso tappe significative di incontro con Lui 4. Dopo i fervori giovanili segnati da una accentuata configurazione fisica della sua spiritualità fatta di desideri di penitenza e macerazione corporale per conformarsi al Suo Sposo Gesù, processo che culminerà nella stimmatizzazione il venerdì santo del 1697, Veronica inizia un cammino di interiorizzazione. Anche il suo modo di patire, senza diminuire d’intensità, diviene più intimo, nascosto e meno appagato anche spiritualmente. Il desiderio di macerazione corporale diminuisce progressivamente fino a scomparire, lasciando il posto ad un nuovo modo di penitenza che consisterà nel rinnegamento della propria volontà, e di ogni soddisfazione personale per donarsi interamente al Signore e alle sorelle della comunità nelle opere di carità. Santa Veronica non si arresta ai traguardi intermedi, ma continua la ricerca dell’Amato sino alla pienezza dell’unione con Lui.

Santa Veronica riceve le Stimmate

Il cammino di perfezione anche per i santi non si compie solo con un incontro con il Signore, ma è sempre in progressione e passibile di purificazione. La presenza dei segni esterni di conformazione a Gesù divengono motivo di sospetto per il sant’Ufficio che la sottopone a diverse prove. In questo periodo la sua fede viene purificata profondamente non trovando nessun appoggio né dagli uomini, in quanto i confessori mettevano in discussione i fenomeni mistici, né da parte di Dio poiché ogni sua manifestazione doveva essere respinta e tenuta come sospetta azione diabolica. I momenti di buio hanno tuttavia intensificato il suo grido d’amore a Dio, sostenuta dalla speranza di un Amore che tutto a lei si è donato e a cui si abbandona fiduciosamente 5, senza lasciare spazio all’avvilimento che apre la porta alla depressione 6. Nella purificazione che culmina agli inizi del 1700, Veronica è preparata al vertice dell’incontro terreno con Dio: la trasformazione deificante, anticipando in terra quell’unione eterna che godono i beati in paradiso.

La sua spiritualità si nutre al mistero di Cristo presente e operante nell’Eucaristia, la “grande invenzione dell’Amore“ 7, come lei amava chiamarlo. Il desiderio di sacrificio e d’immolazione era per lei lo sprone per manifestare quell’unione intima che viveva con Gesù, il Cristo che per noi si è offerto una volta per sempre sul Golgota perpetuando il suo dono quotidianamente nella celebrazione Eucaristica. Il suo amore totale a Gesù, che ci ha comandato di amarci come Lui ci ha amato, Veronica lo dimostra nel servizio obbediente e generoso alle sorelle del monastero e nella preghiera di supplica e intercessione per i fratelli.

Santa Veronica riceve la comunione dalla Madonna

In un’epoca in cui, per un rispetto mal interpretato per il Sacramento dell’Eucaristia, si era giunti ad una limitazione della Comunione dei fedeli, Veronica si dimostra contemporaneamente fedele alla Chiesa e desiderosa d’essere partecipe di un’unione sempre più perfetta con Dio. Nel suo Diario ritroviamo spesso delle frasi che rivelano il suo stato d’animo prima di accostarsi al Sacramento: “La notte avanti (la comunione) non era pericolo di poter riposare. Tutta la notte la passavo in orazione, in penitenze, stavo un po’ ed invitavo il Signore…”

Il sacrificio di Gesù sulla Croce, riproposto sull’altare, costituiva il centro della sua vita. Il nutrimento spirituale ricevuto nella Comunione fortificava il suo animo per la donazione totale nel sacrificio, povertà, digiuno e sofferenza a beneficio della Chiesa. Tutta la vita di preghiera traeva origine dall’Eucaristia e ad essa ritornava. 8

Nell’esperienza interiore di santa Veronica con l’Eucaristia riconosciamo l’incontro con Gesù del Giovedì Santo, nel riscontro della Sua vita vediamo l’azione esteriore nella donazione ai fratelli seguendo Gesù fino alla Croce, partecipando così alla Sua gloriosa Resurrezione.

L’azione di Veronica è l’irradiazione della vita che ferve nell’anima e tutto, per volontà di Cristo e della Santa, diventa partecipazione viva alla Passione Redentrice del Signore.

L’attività di Veronica si articola in varie forme, lavoro, occupazioni manuali, impegni monastici, faccende domestiche, mansioni affidate di volta in volta dall’obbedienza, e in varie riprese ebbe l’ufficio di Maestra delle novizie e di Abbadessa. Il suo Diario descrive ampiamente il percorso della sua vita, tuttavia grande valore per ricostruire la sua esistenza l’hanno le lettere e le testimonianze date dalle sorelle al processo di canonizzazione, da esse, infatti, emergono con chiarezza le relazioni, cariche di calore umano e di bellezza divina, che intesseva con le persone accanto a cui viveva o che incontrava alla grata del parlatorio.

La sua ansia apostolica, che si sviluppa e cresce con il maturarsi della sua unione con Dio, non fu contrassegnata dalla realizzazione di grandi opere di servizio immediato, come scuole e ospedali, ma si consumò nell’intima donazione amorosa di tutta la sua esistenza. Nutrita del Sacramento di salvezza Veronica è assimilata al Suo Signore e «dà la vita» per le sorelle, partecipando della medesima forza operativa di Colui che «passava beneficando e sanando tutti».

Santa Veronica prega per i dannati al cielo

Nell’unione con l’anima, Dio si manifesta a Veronica con i suoi attributi, non solo per farle grazia, ma per renderla dispensatrice della sua divina misericordia. In una narrazione è ripetuto ben due volte che la misericordia divina si legava alla Santa in un caro abbraccio affinché lei comunicasse quest’esperienza alle altre creature, confermandone l’elezione a “dispensatrice delle divine grazie“. 9

L’operazione trasformante della divinizzazione non è comprensibile alla nostra ragione, noi possiamo percepirne solo qualche riflesso attraverso i frutti che la Carità di Cristo produceva in santa Veronica. In effetti, era necessario il potere della divina misericordia affinché lei, attraverso l’orazione, potesse aiutare le creature, specialmente quelle tentate di disperazione. In altre occasioni sappiamo anche delle enormi fatiche che sosteneva nelle varie occupazioni del monastero, lei stessa riconoscendo soprannaturale la forza che le veniva per compiere determinati lavori: “tutta intenta a quanto Dio voleva da me, pure facevo tutto con tale prestezza, che trovato fatto in un’ora quello che avrei messo forse il tempo di un giorno“ 10. Alcune narrazioni riportano fatti interessanti di vita claustrale ordinaria in cui la Santa è impiegata a portare l’acqua in infermeria situata ai piani superiori (ancora non esistevano i comodi rubinetti delle nostre case), così pure nel portarvi la legna, per alleviare la fatica ad altre sorelle. Quando la Santa era di turno in cucina, le sorelle si rallegravano per il gusto dei cibi da lei preparati, nonostante la scarsa provvista di quei tempi. In realtà le sorelle si compiacevano ancor più dei suoi colloqui in cui apprendevano ad amare il Signore e a servirLo nel modo più degno, tanto che una sua novizia non volle lasciare il noviziato per tutto il tempo che Veronica ne fu Maestra (è la Beata Florida Cevoli sua discepola fedele che le succederà nell’Abbadessato).

Tutto questo era operato in santa Veronica per dono di Dio a cui lei si disponeva con la preghiera e la penitenza. Il racconto semplice e particolareggiato della sua esperienza mistica ci rivela quanto la comunione con Dio sia possibile ad ogni uomo e non è un privilegio riservato a pochi, ma la manifestazione dell’infinita bontà divina e della sua immensa carità misericordiosa verso ogni uomo. 11

Santa Veronica ci mostra come l’anelito profondo dell’uomo sia l’incontro tangibile con il totalmente Altro, un desiderio che non si esaurisce mai e che non si può definire con nessun tipo di linguaggio né è possibile dargli un’immagine o un nome perché Egli resta sempre infinitamente al di là di ogni nostra rappresentazione. 12

Nel diario le citazioni al riguardo sono abbondanti, ne scegliamo una delle tante a metà della sua vita: “Passato il travaglio delle tentazioni, sentivo che l’anima mia aveva grandissima sete di ritrovare il suo Signore. In un subito, mi sentii tutta applicata nel mistero della santissima Trinità; ma solo un punto era nella mia mente, il quale era l’unione amorosa delle tre divine Persone. Questa unione pareva che tenesse occupato il mio intelletto, e pareva che tutte tre le potenze si unissero insieme in quella Trinità santissima e, per via di amore, si vedevano in Dio solo.

La memoria non pareva che avesse altro in sé che questa unione di amore delle tre divine Persone, la volontà stava così ferma nella divina e operante volontà di Dio, che più non bramava altro, e le pareva di aver trovato il suo centro, il suo fine, tutte le sue brame, l’intelletto poi mi pareva che fosse così elevato in quelle operazioni divine, che senza discorso, senza scrutinare, si vedeva riempito di opere divine. Così stando, pareva che l’anima, come ingolfata in un mare di dolcezze, godesse proprio un paradiso.

Tutto ciò durò poco; ma mi creda, che, se durasse più, parrebbe impossibile il vivere in questa terra… ». 13

In un altro passo è invece descritta l’opera di Dio nella sua amata creatura tutta disposta ad accogliere i suoi benefici, il racconto è in terza persona perché ad un certo punto della stesura del Diario Veronica dice di non ricordare più niente e allora la Madonna intervenne per dettare ogni cosa, forse è solo uno stile letterario adottato per superare quello che lei riteneva la sua incapacità a farsi comprendere. Un’esperienza avvenuta nella settimana dopo la professione così è narrata:“L’amore per te amava Dio e restava anche nell’anima tua per levare da essa le tante ingratitudini: conoscevi che tutto ciò era opera della potenza di Dio. Cominciasti ad essere uniforme con il divino amore e, per puro amore, a chiedere grazie: raccomandasti la Chiesa santa, la conversione degl’infedeli, la salute di anime, e poi di nuovo per te gli chiedesti il dono della perseveranza e di essergli fedele.

Ti umiliavi con stare abbietta, vile, senza poter niente; ti rassegnavi al suo volere, (…): in quel punto Dio ti legò con amore, con carità perpetua.(…)

Il divino amore fermato in te, per te operava in Dio medesimo. Oh, quante grazie furono fatte in te, ed anche in altre creature, secondo le preghiere che facesti!”. 14

Tutto il cammino di ricerca di Dio operato da santa Veronica in sinergia con la grazia divina si realizza pienamente pochi mesi prima della morte quando racconta alle sorelle di aver finalmente trovato l’Amore e di dirlo a tutte. Un cammino durato 67 anni di cui 50 tra le mura di un monastero; sebbene nascosta a tutti la sua esperienza di vita è divenuta un modello per ogni cristiano che trova in lei una donna pienamente felice perché interamente donata e trasformata dall’Amore.

Notes:

  1. Joseph Ratzinger, “Introduzione al cristianesimo”, Queriniana, Brescia 2007, 14.
  2. Joseph Ratzinger, “Introduzione al cristianesimo”, Queriniana, Brescia 2007, 14.
  3. Così racconta il 13 settembre 1693: “Passai tutto il dì combattendo, e mi sentivo così angustiata che mi pareva di non poter sopportare me stessa. Mi venivano impeti così grandi di gridare con le sorelle; ma allora cercavo di fare tutto l’opposto e cambiavo le grida con farle qualche atto di carità.

    Mi venivano contrarietà con tutte le faccende e fatiche della vita monastica e sentivo che l’umanità si lamentava, e non poco, per non avere neppure un’ora di riposo, ma, d’altro canto mi faceva ridere perché più la sentivo taroccare, più faccende facevo. Alla fine le pareva mille anni prima che venisse la sera per poter andare un po’ a riposare, ma restò gabbata, perché io andai a riposare più tardi del solito e, prima di riposare, le feci fare tre Miserere di disciplina a sangue. Così si racchetò un po’ per non avere più penitenze, perché altrimenti la sentirei ancora ciarlare. Sia tutto per amore di Dio.

    Passai questa giornata col puro patire nella nuda croce, ma tutto è poco, è nulla per amore di Dio“.

    Cfr. Diario volume V pag. 59

  4. La vita nel senso vero non la si ha in sé da soli e neppure solo da sé: essa è una relazione. E la vita nella sua totalità è relazione con Colui che è la sorgente della vita. Se siamo in relazione con Colui che non muore, che è la Vita stessa e lo stesso Amore, allora siamo nella vita. Allora “viviamo”. Benedetto XVI,  Enciclica Spe Salvi, Roma 30 novembre 2007, n. 27
  5. La vera, grande speranza dell’uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio – il Dio che ci ha amati e ci ama tuttora “sino alla fine”, “fino al pieno compimento” (cfr Gv 13,1 e 19, 30). Chi viene toccato dall’amore comincia a intuire che cosa propriamente sarebbe “vita”. Benedetto XVI,  Enciclica Spe Salvi, Roma 30 novembre 2007, n. 27
  6. Cfr. Diario Vol. III p. 456
  7. Diario volume I pag. 96
  8. Diario volume I pag. 84
  9. “Appena venne Dio sacramentato nell’anima di Veronica, lei restò rapita in Lui. Dio e anima erano una cosa medesima e in quell’istante fu subito uniformata alla volontà di Dio“.

    Cfr. Diario ed Fiorucci volume IV pag. 486

  10. Diario volume I pag. 40
  11. Così esso, essendo amore infinito, si comunica alle anime sue care; ma in modo che non vi è modo di poterlo raccontare. Qui si può ammirare in me, con tutto che sono creatura così ingrata, infedele. Qui sì che vi son le pazzie d’amore; l’amore medesimo va cercando dappertutto chi lo vuole amare, si dà a tutti in tutto a chiunque lo vuole; io gli dico: « Dio mio siete impazzito? Sapete chi sono? Non ponete in me tante grazie, che sono una miserabile creatura, piena di colpe e difetti: voi lo sapete, voi mi vedete». Dicendo così, ho tal cognizione di me stessa, mi sento annientare, annichilire in modo che non so che cosa sia. Di questo non posso discorrere; mi trovo in modo che non ho modo per dar modo di raccontarlo.

    Quando Dio mi dà questi lumi di cognizione mi pare chi in un tratto con  diluvi di grazie piova sopra di me e nell’intimo dell’anima mi dice: « Vedi mia diletta? Io sono  lo stesso amore; benefico anche gl’ingrati come sei tu, e questo lo faccio per far vedere le mie magnificenze, le opere della mia infinita bontà, immensa carità, infinita misericordia. Tutto quello che opero in te per me è tutto effetto dell’infinito amore mio; chiunque vuole amore, venga a me; ma amandomi torna tutto in me. L’amore opera nell’anima e lo stesso amore riporta tutto in sé; do a tutti in tutto nel modo che trovo disposizione; e chi non l’ha, non vuole, non viene da me; io quello che faccio, lo fo’, lo farei a tutti e a tutte le anime e, facendole a te, chiunque saprà chi tu sei -ingrata, infedele- tutti ammireranno l’infinito mio amore, tutti s’animeranno ad amarmi».

    Quando ebbi queste cognizioni, mi pare capire che Maria santissima volesse che io descrivessi tutto come vuole la santa obbedienza; in questo punto mi faceva cenno verso il sacerdote: mi comandava ad eseguir tutti i suoi ordini, regolamenti e comandi. Mi pare capire che il detto sacerdote doveva stabilirmi vita nuova di sante virtù; qui non sto a dire altro, scriverò tutto nel modo e quando avrò questa nuova obbedienza. Sia tutto a gloria di Dio“.

    Cfr.Diario volume V pag. 197

  12. Cfr. Joseph Ratzinger, “Introduzione al cristianesimo”, Queriniana, Brescia 2007, 21.
  13. Diario volume V pag. 58-59
  14. Diario volume V pag. 313

Il nuovo sito è in fase di allestimento

This will close in 20 seconds