Santa Veronica, ponte per l’altra dimensione

La sera di venerdì 3 giugno nel parlatorio del nostro monastero si è tenuto il terzo incontro, organizzato dalla Parrocchia, per approfondire la figura di santa Veronica in questo anno celebrativo dei 350 anni della nascita. Per l’occasione è stata invitata la dottoressa Marisa Borchiellini che ha presentato “santa Veronica come ponte per l’altra dimensione”. La scelta di un titolo così provocatorio è stata giustificata dalla dottoressa spiegando che, in definitiva, l’uomo si avvicina alla religione perché non si arrende all’idea che la vita finisca con la morte. L’uomo non si dà per vinto di fronte all’idea di esistere solo sulla terra: “trafitto da un raggio di sole l’uomo non vuole che diventi sera e il buio lo avvolga, ma spera che quel raggio lo trasporti nella luce eterna”[1]

  Dopo questa premessa, la dottoressa ha poi continuato  sostenendo che i santi hanno senso di esistere perché ci accompagnano per mano e con amore verso questa dimensione infinita a cui dobbiamo approdare.

Veronica è stata una dei tanti santi che hanno costruito ponti per un’altra dimensione, lo ha fatto con il suo essere donna, inserita nel suo ambiente, nel suo tempo -il 1700-, nella sua vocazione: divenire sposa di Gesù. La vita di santa Veronica è un’appassionata storia di amore per Gesù Cristo.

In questa dinamica di amore Veronica crea un ponte fra sé e l’altra dimensione: Gesù soffre per salvare gli uomini e il mondo e altrettanto desidera fare Veronica. Dio risponde ai suoi desideri e la conferma nella sua missione.

La vita e la missione di Veronica si possono comprendere solo guardando a lei come una grande innamorata che desidera immedesimarsi con l’amato. Solo in questa ottica si può leggere nel suo diario tutto quanto lei compie in forma di penitenza espiatrice e che lei stessa arriva a definire “pazzie che mi faceva fare l’amore”.

Il  diario è ricco del linguaggio del cuore, segno di una donna innamorata che parla al suo amato con gli stessi simboli dell’amore nuziale quali, ad esempio, l’anello che sigilla il matrimonio mistico. La stessa stigmatizzazione è l’esperienza di trasformazione nell’Amato. Veronica è una delle grandi stimmatizzate francescane e vive questo fenomeno da donna, senza timore, ma come una grande forza che la attira, difficile da definire. Confrontando lo stesso fenomeno con san Pio da Pietralcina vediamo che lui ne parla con grande timore al suo confessore, atterrito dalla presenza di un essere soprannaturale che lo crocifigge, mentre Veronica abbraccia con ardore e gioia la conformazione all’amato Gesù Crocifisso, dispiaciuta solo di avere i segni della Passione visibili all’esterno.

Santa Veronica è una grande mistica che ha ricevuto in dono molteplici fenomeni soprannaturali per una missione particolare di espiazione vicaria per la salvezza dei fratelli.

La dottoressa ha quindi concluso ricordando che i mistici sono coloro che aspettano la seconda venuta di Cristo e Santa Veronica è coinvolta in questa attesa del ritorno di Cristo.

Interessanti sono stati gli interventi dei presenti di cui ne riportiamo uno che ha focalizzato un aspetto molto importante della Santa, dando una stimolante interpretazione al quesito che nasce spontaneo leggendo la sua vita: quale significato riveste il dolore di cui si fa carico santa Veronica?

Considerando la logica della misericordia, che è poi quella dell’amore, neanche un grammo di dolore va perduto, così come neanche un briciolo di ingiustizia, ma ogni granello deve essere riscattato davanti a Dio. Il Crocifisso è l’assunzione del dolore del mondo in modo tale che Dio possa perdonare, e forse santa Veronica vive questa dimensione.

Poiché il peccato produce dolore, ha conseguenze disastrose, bisogna prima recuperare queste conseguenze, questo disastro profondo. Non si spiegherebbe altrimenti la vicinanza di Veronica con il Crocifisso che, per salvare un’anima, assume su di sé il dolore del peccato fatto da quella persone.

L’amore non va visto semplicemente solo come momento sentimentale, ma è il movimento che si fa carico del dolore, che strappa il dolore all’altro e si pone nella condizione di perdonare di mettersi dal punto di vista di chi ha subito sostanzialmente il torto. Questo è l’aspetto grande di tutti i santi, non solo di Veronica: farsi partecipe della misericordia di Dio, proprio perché Gesù Cristo ha assunto il dolore che noi uomini e che la natura ci infligge, è in grado di perdonarci.

Con questa originale e bella visione dell’esperienza amorosa e dolorosa di santa Veronica si è conclusa la serata suscitando negli animi dei presenti un rinnovato sentimento di venerazione per una Santa del ‘700 che ha ancora un messaggio attuale per il  nostro tempo.

L’appuntamento per il prossimo incontro è fissato per la sera del 17 giugno alle ore 21, nel parlatorio del nostro monastero, sul tema: “L’ambiente socio-religioso e familiare nella formazione spirituale di S. Veronica Giuliani”.

[1] SALVATORE QUASIMODO: “Ognuno sta solo sul cuor della Terra/Trafitto da un raggio di sole/ ed è subito sera.