Venerabile Serva di Dio Francesca Ticchi

Vita

Clementina Ticchi prima di diventare suor Maria Francesca

Nacque a Belforte all’Isauro (Pesaro) il 23 aprile 1887. Secondogenita di sei figli, al fonte battesimale le fu imposto il nome di Clemente (nome della primogenita scomparsa prematuramente l’anno precedente), ma comunemente veniva chiamata “Clementina”. Il padre Antonio, falegname del paese, era stato sindaco del comune; la madre Anna Gostoli, casalinga, era terziaria francescana. La fanciulla di carattere docile e rispettosa verso tutti, cresceva in modo esemplare e fu sempre modello di bontà per le compagne.

Fin da piccola, espresse il suo desiderio di abbracciare la vita religiosa e di voler entrare proprio in quel monastero delle Cappuccine, dove ogni anno veniva portata dai genitori per recar loro qualche aiuto economico

All’età di 15 anni espresse il suo desiderio di abbracciare la vita religiosa e di voler entrare nel monastero delle Cappuccine, i genitori acconsentirono pur con il sacrificio di separarsi dall’amata figliuola; il parroco, che conosceva bene la sua formazione spirituale fatta di tanta preghiera e di penitenze, fece una presentazione favorevole.

Fece il suo ingresso nel monastero delle Cappuccine di Mercatello sul Metauro (PU) il 24 novembre 1902. Il tempo iniziale della formazione, detto postulato, fu prolungato più del solito, circa tre anni e mezzo, a causa della mancanza, di una suora preparata per l’istruzione delle novizie. Per sopperire a tale carenza, i superiori fecero venire da un altro monastero due suore (una incaricata dell’Abbadessato e una Maestra delle novizie), così Clementina poté fare la vestizione il 21 giugno 1906 prendendo il nome di suor Maria Francesca.

Tomba di Maria Francesca Ticchi nella sacrestia del monastero

L’umile accettazione del cammino di iniziazione così protratto ancorarono sempre più suor Francesca nell’abbandono totale di sé al volere di Dio e nel servizio dei fratelli, attraverso soprattutto la generosa donazione di tutta se stessa alle sorelle Cappuccine. Nella festa di Santa Veronica del 1907 emise i voti temporanei e il 9 luglio 1910 quelli perpetui.

Nel capitolo monastico del 1914 venne eletta maestra delle novizie a 27 anni ed esercitò quest’incarico fino alla morte. A soli 34 anni di età, nel 1921, venne eletta anche abbadessa nonostante che fosse malata, ma il vescovo diocesano Luigi Giacomo Baccini (1869-1935) non confermò quell’elezione per difetto di età.

Offertasi vittima al Signore per la conversione dei peccatori e il bene della Chiesa, durante il noviziato ebbe una pleurite recidiva di natura tubercolare; poi ci fu l’incurvamento progressivo delle ossa, che non le consentiva di tenere neppure il breviario in mano; sopraggiunse un’enterite e poi una febbre altissima che la tormentava ad intervalli regolari, il tutto sopportato con un indelebile sorriso. La morte la colse alla giovane età di 35 anni, il 20 giugno 1922.

Lapide nella Chiesa del monastero di Mercatello

Questa clarissa cappuccina, gradualmente maturata nella spiritualità serafica alla scuola di ‘Chiara d’Assisi’ e di ‘Veronica Giuliani’, è una testimone affascinante per le virtù eroiche praticate nel silenzio e nell’abbandono al divino Amore, di vita umile, semplice e di trasparente contemplazione nell’esperienza della verità di Dio-Amore e della fedeltà al mistero della Croce.

La sua spiritualità vissuta in modo eroico nella sofferenza ha lasciato il segno nella Comunità e in tante persone che l’hanno conosciuta. Molte sono le testimonianza scritte su di lei dalle sorelle che sono vissute insieme.

L’inchiesta diocesana per la canonizzazione, aperta dall’Arcivescovo Ugo Donato Bianchi nell’estate del 1996 e conclusa dall’Arcivescovo Mons. Francesco Marinelli l’8 dicembre 2000, ha ricevuto il riconoscimento dell’eroicità delle sue virtù con il decreto del Papa del 23 novembre 2020. Suor Maria Francesca è ora Venerabile.

La memoria del “dies natalis” ricorre il 20 giugno.

Spiritualità

Chiesa con le spoglie della Venerabile, Serva di Dio suor M. Francesca Ticchi

I santi sono coloro che si lasciano plasmare dallo Spirto Santo e accolgono ogni giorno nella loro vita il dono del Padre conformandosi al Suo Figlio Gesù. Una vocazione che è data a tutti gli uomini con il Battesimo, ma che richiede l’impegno costante di ciascuno per passare, umili e miti, attraverso le piccole tribolazioni quotidiane o anche attraverso la grande tribolazione del martirio.

Scriveva suor Francesca: La via della perfezione è seminata di spine e di sacrifici. Per amore di Gesù sono pronta a tutto quello che egli vorrà da me. Lei seppe accettare il dolore come pane quotidiano, la sofferenza fisica e morale in perfetta letizia, con un sereno sorriso che comunicava pace alle sorelle che vivevano al suo fianco.

La Santità è l’unico vero obiettivo nella vita di suor Francesca Ticchi e questo diventa per lei un richiamo costante alla vigilanza nel cammino terreno, in modo più intenso quando entra in monastero.

Nelle poche parole che ci ha lasciato più volte leggiamo l’interrogativo che si pone: per quale motivo sono venuta in monastero? Per farmi santa, si risponde. Questa motivazione centrale della sua vita la pone costantemente in cammino senza adagiarsi alla mediocrità perdendosi in cose secondarie e rialzandosi prontamente dopo ogni caduta (insegnava alle sue novizie: “l’avvilimento non ha fatto mai avanzare nessuno nella perfezione ed è segno di grande orgoglio”).

Quando la santità diventa il vero obiettivo della vita, ogni altro obiettivo mondano diventa misera cosa. Questo ricordo ritorna con forza quando l’ambizione a posti di onore o a cariche tenta anche l’animo più nobile della cappuccina, scrive negli esercizi del 1920 “Se io acquistassi onori, dignità, cariche, a che cosa mi gioverebbe? Se io non penso al mio ultimo fine, a che altro mi gioverà pensare? Sì mio Dio da oggi voglio cominciare… (e già erano passati 18 anni in monastero, però appena superata la tentazione si slancia verso il Suo Signore e continua) Che dignità sublime essere per la vera strada che conduce alla santità, cioè la santa regola ed i santi voti. Oh! Come vi ringrazio, o mio Dio, di questa grazia che mi avete fatto. Ed aiutatemi acciò sia fedele nella perfetta osservanza della santa regola e dei voti. ”

Sono molte le cose che si potrebbero raccontare della sua vita, ma noi vogliamo soffermarci su due aspetti che, simili a due ali che muovendosi contemporaneamente volano in alto, hanno portato suor Francesca fino alla cima del Monte Santo: l’umiltà e l’amore.

Fin dalla sua prima professione, durante gli esercizi di preparazione, suor Francesca annota quali siano i gradi di umiltà e come impegnarsi per viverla: otto qualità di cui si ritiene ben lontana dal possedere, ma che diverranno il banco di prova nel corso della sua vita.

Suor Francesca sapeva che l’umiltà è il fondamento di ogni virtù e per questo si impegnava per acquistarla, ma soprattutto perché desiderava amare appassionatamente il Suo Signore e aveva capito che solo chi è umile ama veramente. Gesù mi dice sempre: chi vuol venire dietro a me rinneghi se stessa, ossia la propria volontà, ed io per amore vostro, caro Gesù son pronta a negare in tutto la mia volontà,… E in un altro passo continua: Chi sono io, o mio Dio, e chi siete voi? Ah, io sono un niente… e perché ardisco insuperbirmi di quel pochino che faccio? Forse l ‘ho fatto io?

Oh, mio Dio, io vi prometto in avvenire, coll ‘aiuto vostro, di Maria e del mio Angelo Custode di stare sempre in umiltà; e tutto quello che farò non crederò di averlo fatto io, ma voi, mio Dio, che siete così potente, buono e misericordioso. (Esercizi 1918)

La prova è in uno scritto degli ultimi anni in cui dice: vi amerò sempre o Gesù con le umiliazioni. Sì, l’umiltà si prova e si consolida attraverso le umiliazioni. E a suor Francesca non sono mancate anche quando alla fine della vita era stimata e venerata dalle sorelle come santa. Ci viene riportato un episodio in cui, dopo aver faticosamente lavorato nel letto per realizzare dei piccoli oggetti devozionali, al momento della consegna alla madre si è sentita rimproverata per aver sciupato troppo materiale e aver perso tempo.

Per lei però ormai tutto è offerto con amore a Gesù e non si scompone: “L’anima che veramente cammina dietro Gesù e che vuole arrivare alla cima del Monte Santo, deve essere sempre conforme alla volontà del Signore in tutto, tanto nelle avversità che nella prosperità, tanto nelle cose che ci piacciono come in quelle che non ci piacciono, in tutto e per tutto. Oh, Gesù, io mi metto tutta nelle vostre santissime mani, fate di me e sopra di me tutto ciò che vi piacerà; e tanto mi basta”. (Esercizi 1921)

Annota ancora: Il più bel contrassegno per conoscere un ‘anima buona è questo: cioè, quella che è sempre uguale a se stessa, affabile, dolce, caritativa, che ha sempre il sorriso nelle labbra, tanto nelle avversità che nella prosperità. Un ritratto della santità che sarà poi quello che delineeranno le sorelle alla sua morte

Il suo fine era di amare Dio e tutto nella sua vita doveva tendere a questo e cercava in ogni occasione di darne prova: Gesù e Maria.., fate che io sempre mi ricordi in tutte le mie opere di farle unicamente per guadagnarmi il possesso di voi, Sommo Bene, per tutta l’eternità.

Per aiutarsi nel proposito si era stilata un piccolo elenco di atti di amore da offrire sempre al Suo amato Signore e se lo portava sempre in tasca affinché, qualora se ne dimenticasse, lo scritto potesse almeno supplire alla sua inadempienza.

Suor Francesca conosceva bene gli ostacoli che si incontrano nella via dell’amore e più volte ricorda che L ‘amor proprio è un gran nemico che mai si allontana da noi… L ‘amor proprio è quello che si prende tutte le opere più buone, si infiltra in tutto, e quando si crede che l’amor proprio non c’è, allora c’è quello di prima classe che si veste sotto aspetto di santità, anzi di farsi credere il più santo e virtuoso; e, se non si sta attente, ci porta ali ‘Inferno, oppure in un lungo Purgatorio.

Per questo abbiamo detto che, nella via della santità, umiltà e carità vanno a braccetto e più la serva di Dio faceva morire l’ amor proprio e la ricerca di ogni appagamento, anche quello lecito, più avanzava nell’amore di Dio che riversava sulle sorelle soprattutto le novizie affidate alla sua formazione. Così ci ha lasciato scritto: “Dio è carità e Gesù è venuto nel mondo per accendere la fiamma della Carità in tutte le anime; ed anch’io, ad imitazione di Gesù, amerò sempre tutte le mie sorelle, per tutte avrò uguale amore dalla prima ali ‘ultima, anzi preferendo prima quelle che mi vogliono poco bene”.

Suor Francesca non ha scritto dei buoni propositi, perché l’amore è fatto di azioni, ma ci ha lasciato quanto viveva ogni giorno con l’aiuto della Grazia, insegnandoci che si può essere felici in terra anche nella povertà e nella sofferenza quando l’Amore di Dio regna nel cuore.

Preghiera per la glorificazione della Venerale Serva di Dio

Suor Maria Francesca Ticchi

 

O Dio, Padre buono,

che in Gesù, tuo Figlio,

ci hai mostrato la tua infinita misericordia,

ti ringrazio per aver donato alla Chiesa e al mondo

Suor Maria Francesca Ticchi.

Ella è stata luminosa testimone di amore e di pazienza nella malattia

ma anche di illimitata fiducia nella tua provvidenza.

Concedimi, per sua intercessione, la grazia che ti chiedo con fede:

[esprimere la grazia richiesta].

A te la lode e la gloria nei secoli dei secoli.

Amen.

3 Gloria al Padre

 

Urbino, 6 gennaio 2021

Epifania del Signore

 

† Giovanni Tani

Arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado

 

 

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61040 Mercatello sul Metauro   (PU

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