Transito Santa Chiara

Transito santa Chiara 10 agosto 2017

S. CHIARA, DONNA LUMINOSA

Chiara: una donna il cui nome dice tutto, una donna luminosa, come disse Papa Alessandro IV, che “risplende in cielo per chiarità di gloria e rifulge in terra per lo splendore di miracoli sublimi. Sei stata chiara prima della tua conversione, più chiara nel tuo cambiamento di vita, luminosa nella tua vita claustrale, splendente di luce vivissima dopo il corso della presente esistenza. O meravigliosa chiarezza di Chiara!… questa luce si teneva nascosta nel nascondimento della vita claustrale e fuori irradiava bagliori luminosi, …la sua vita era nota a tutti, la sua fama gridava…” (Bolla can. 1.3.4.)

Leggiamo nella Vita di s. Chiara che la mamma già vicina al parto mentre pregava davanti al crocifisso udì una voce che diceva: “non temere donna perché partorirai sana e salva una luce che renderà più chiara la luce stessa” (Vita S. Ch. 2).

Perché tanta luce emana da questa donna luminosa?

Se guardiamo attraverso la lente di un telescopio la luna quando è piena, ci accorgiamo subito che la sua luce acceca gli occhi, tanto è forte, bisogna quindi guardarla attraverso una lente oscura… eppure la luna non ha luce propria, ma solo luce riflessa: la luna riflette la luce del sole che la illumina.

Ecco questa è la vita di Chiara: luminosa, perché illuminata! Anche le sorelle quando la vedevano uscire dalla preghiera la vedevano tutta circondata di luce : “vide sopra il capo della Madre santa Chiara uno splendore molto grande” (Proc. 9,10) – “…una volta, tornata dalla orazione, la sua faccia pareva più chiara del solito, e dalla sua bocca usciva una certa dolcezza” (Proc. VI, 3).

Sì, perché Chiara è una donna diventata “sguardo”, perché é una donna innamorata, anzi appassionata, la cristiana (Cronache FF 2682), come la chiamava Francesco, proprio perché in  lei vedeva espresso il Vangelo.

Chiara ha risposto ad una chiamata del Signore, che l’aveva scelta per un progetto ben preciso sulla scia della testimonianza profetica di Francesco, che dopo aver lasciato tutto  viveva in povertà a S. Maria della Porziuncola. Chiara, seguita ben presto dalla sua sorella carnale Caterina, si affida a Francesco, inserendosi così nell’esperienza evangelica della prima fraternità francescana, perché “un unico Spirito li ha fatti uscire dal mondo”(2 Cel 204). La scelta di vita di Chiara attira altre donne e più tardi anche la mamma Ortolana e la sorella Beatrice: a loro, che dimorano a S. Damiano, Francesco diede loro una Forma di vita che era “vivere secondo la perfezione del santo Vangelo” (RsCh 6,3). Questa è la pietra angolare su cui si fonda la prima fraternità a S. Damiano.

In fondo la bellezza e la chiarezza di Chiara è tutta qui: il VANGELO, che è il centro esistenziale della sua esperienza. Vivere il Vangelo non si tratta solo di ispirarsi ad esso, ma assumere la Christi vivendi forma, la forma del Figlio nella sua Incarnazione redentrice.

Ognuno diventa quello che contempla: lo sguardo di Chiara giorno dopo giorno nel silenzio di S. Damiano, si posa su Cristo, lo contempla in tutto il suo mistero, dall’Incarnazione alla Passione, lo guarda Bambino povero posto sul presepio, in braccio alla sua Madre poverella, lo contempla nella sua kenosi, nel dono totale di sé fino alla fine,  Crocifisso povero nella Passione e si lascia trasformare, ascolta ciò che il Vangelo le rivela, e nella sua vita, per lei e le sorelle non chiede altro che vivere come il Cristo.

Ecco perché vuole con tenacia vivere quell’altissima povertà che ha contemplato in Lui da Betlemme al Calvario e questo non per un impegno ascetico come nei vari movimenti pauperistici del tempo, ma semplicemente perché “per noi il Figlio di Dio si è fatto via “ (Test 5) e Chiara vuole seguire le sue orme nella perfetta conformità a Lui.

Per questo sceglie una vita priva di garanzie per il futuro, in povertà e minorità, radicata unicamente nella fede e nell’abbandono al Padre delle Misericordie, Donatore di ogni bene (Test 2. 58).

Come pellegrina e forestiera, distolto lo sguardo da tutti i beni e i possessi di questo mondo, Chiara tiene il suo cuore fisso su Gesù (cfr. 3 Lag 13), il Crocifisso Risorto.

Lasciamoci illuminare da questa luce che é Chiara: la sua vita non era altro che vivere da cristiana…. Come? Chiara ha fatto semplicemente come Maria: ha accolto la Parola, l’ha concepita e data alla luce nelle opere. Come diceva Francesco: ”Siamo madri quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo.. e lo generiamo attraverso il santo operare…” (2Lf 53).

L’amore a Cristo le ha dato la forza di abbracciare un’esistenza povera, faticosa, vissuta nella penuria, nel digiuno, nella precarietà, nella penitenza, ma questo  non l’ha resa una donna spenta, proprio perché il suo sguardo era fisso all’eternità, al Regno dei cieli, anzi ha saputo vivere la vita fino alla morte nel rendimento di grazie, nella gratitudine, nella lode continua al Padre, Donatore di ogni grazia.

Infatti Chiara muore così come era vissuta, benedicendo Dio, suo Creatore. Sul letto di morte  le sorelle sentono Chiara che dice all’anima sua: “va, sicura in pace anima mia benedetta, perché chi ti creò, anche ti santificò, e sempre guardandoti come una madre il suo figlio piccolino, ti ha amata di tenero amore. Tu Signore, sii benedetto che mi hai creata! “ (Vita 46). Ecco dove arriva la santa povertà chiamata appunto da Chiara “altissima”:  fino alla restituzione, cioè riconosce che tutti i beni le sono venuti da Dio e sono suoi e, ringraziando, li restituisce a Lui.

Chiara, donna luminosa, insegnaci che la vita è un dono da ricambiare rispondendo pienamente all’ AMORE.