IL NATALE DI SAN FRANCESCO D’ASSISI

CAPITOLO CLI

LA SUA DEVOZIONE AL NATALE DEL SIGNORE

E COME VOLEVA CHE IN TALE GIORNO

SI PORTASSE SOCCORSO A TUTTI

 

787 199. Al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con. ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato ad un seno umano. Baciava con animo avido le immagini di quelle membra infantili, e la compassione del Bambino, riversandosi nel cuore, gli faceva anche balbettare parole di dolcezza alla maniera dei bambini. Questo nome era per lui dolce come un favo di miele in bocca. Un giorno i frati discutevano assieme se rimaneva l’obbligo di non mangiare carne, dato che il Natale quell’anno cadeva in venerdì. Francesco rispose a frate Morico: «Tu pecchi, fratello, a chiamare venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino. Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangino carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano spalmati all’esterno.

788 200. Voleva che in questo giorno i poveri ed i mendicanti fossero saziati dai ricchi, e che i buoi e gli asini ricevessero una razione di cibo e di fieno più abbondante del solito. «Se potrò parlare all’imperatore — diceva — lo supplicherò di emanare un editto generale, per cui tutti quelli che ne hanno possibilità, debbano spargere per le vie frumento e granaglie, affinché in un giorno di tanta solennità gli uccellini e particolarmente le sorelle allodole ne abbiano in abbondanza». Non poteva ripensare senza piangere in quanta penuria si era trovata in quel giorno la Vergine poverella. Una volta, mentre era seduto a pranzo, un frate gli ricordò la povertà della beata Vergine e l’indigenza di Cristo suo Figlio. Subito si alzò da mensa, scoppiò in singhiozzi di dolore, e col volto bagnato di lacrime mangiò il resto del pane sulla nuda terra. Per questo chiamava la povertà virtù regale, perché rifulse con tanto splendore nel Re e nella Regina. Infatti ai frati, che adunati a Capitolo gli avevano chiesto quale virtù rendesse una persona più amica a Cristo: «Sappiate — rispose, quasi aprendo il segreto del suo cuore–che la povertà è una via particolare di salvezza. Il suo frutto è molteplice, ma solo da pochi è ben conosciuto».

SALMO PER IL VESPRO DI NATALE (Salmo XV)

Esultate in Dio nostro aiuto,

elevate il vostro canto di giubilo al Signore Dio,

vivo e vero con voce di esultanza.

 

Poiché eccelso e terribile è il Signore,

re grande su tutta la terra.

 

Poiché il santissimo Padre celeste,

nostro Re dall’eternità,

ha mandato dall’alto il suo Figlio diletto,

ed egli è nato dalla beata Vergine santa Maria.

 

Egli mi ha invocato: “Il padre mio sei tu”;

ed io lo riconoscerò come primogenito, più alto dei re della terra.

 

In quel giorno il Signore ha mandato la sua misericordia,

nella notte si è udito il suo cantico.

 

Questo è il giorno fatto dal Signore:

esultiamo e rallegriamoci in esso.

 

Poiché il santissimo bambino diletto

ci è stato donato e per noi è nato,

lungo la via e deposto in una mangiatoia,

poiché non c’era posto nell’albergo.

 

Gloria al Signore Dio nell’alto dei cieli,

e pace in terra agli uomini di buona volontà.

 

Si allietino i cieli ed esulti la terra,

frema il mare e quanto contiene;

esulteranno i campi e tutte le cose che in essi si trovano.

 

Cantate a lui un cantico nuovo;

canti al Signore tutta la terra.

 

Poiché grande è il Signore e degno d’ogni lode,

è terribile sopra tutti gli dèi.

 

Date al Signore, o famiglie dei popoli,

date al Signore la gloria e l’onore;

date al Signore la gloria per il suo nome.

 

Portate in offerta i vostri corpi

e caricatevi sulle spalle la sua santa croce

e seguite sino alla fine i suoi comandamenti.

 

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo

Come era in principio ora e sempre

Nei secoli dei secoli Amen