A scuola di vela… Per navigare nel mare stupendo e vorticoso della vita!

A scuola di vela… Per navigare nel mare stupendo e vorticoso della vita!

In questo anno abbiamo sentito parlare in diverse occasioni di barca e il richiamo all’episodio evangelico della tempesta sedata è stato evocato più volte dal santo Padre (preghiera del 27 marzo e discorso per la giornata mondiale per le vocazioni per citarne i più salienti). Vogliamo ora ascoltare una voce di testimone che ci aiuti a continuare la navigazione in questo tempo di pandemia.

Quando si parla dei Santi e in particolare di coloro che hanno avuto fenomeni mistici come santa Veronica (1660-1727), si pensa la loro vita come fantastica, nella beatitudine e nella pace di un paradiso anticipato in terra o, per usare una bella immagine estiva, come la “navigazione” di una vela in mare calmo con il vento in poppa. Tutt’altro si scopre leggendo il racconto della vita fatto dalla stessa santa Veronica nelle sue pagine del diario (scritto dal 1693 al 1727).

Possiamo sintetizzare il cammino percorso da Veronica per giungere alla vetta della santità come una continua ricerca dell’Amato e di corrispondenza al Suo Amore, una navigazione che ha raggiunto il porto senza naufragare nel pelago delle tempeste.

I fenomeni mistici  sono stati per Veronica un invito continuo ad intensificare la ricerca del Signore Gesù, a migliorare la sua risposta di amore nel generoso servizio dei fratelli, sia come servizi prestati alle sorelle che vivevano con lei nel monastero, sia come preghiera, sacrificio e offerta di  espiazione in riparazione dei peccati commessi dagli uomini (vivi o defunti che liberava dalle pene del purgatorio).

Un esempio significativo del mare tempestoso che la Santa dovette attraversare nel corso della sua vita è il periodo seguente alla stigmatizzazione. La sua fiducia sconfinata nella madre Chiesa, a cui sottoponeva tutte le sue rivelazioni e manifestazioni divine, era ora chiamata ad un salto di qualità dovendo accettarne l’incomprensione e il limite umano che vedeva nel fenomeno soprannaturale l’opera diabolica anziché quella divina. Sentiamo dal vivo il suo racconto fatto a circa un anno dalle stimmate: …per via di comunicazione mi pare di aver compreso che questa vittoria (che il Signore mi mostrava) sarà la certificazione di alcuni che ancora stanno increduli e pensano che queste stimmate che il Signore ha posto in me non siano veramente di Dio, ma piuttosto inganno e cosa del demonio. Quelli che hanno questa opinione sono i Capi, cioè il Papa, i Cardinali e quelli che sono del Sant’Ufficio. Tutti questi mi ha fatto intendere che fra poco crederanno più degli altri e il Signore va dicendo: Vittoria! Vittoria! Perché per mezzo delle sue sante piaghe si farà gran conquista di anime e si accenderà l’amor Suo nei cuori delle creature e tutto ciò si farà per mezzo di questi segni che Lui ha posto in me. (cfr. diario vol. II, p. 366-367)

Questo scritto ci manifesta il valore delle prove che anche i santi hanno attraversato nella loro vita, dimostrando come nella sopportazione paziente della dura umiliazione, siano stati condotti ad un abbandono sconfinato nella misericordia di Dio che volge tutto ad un bene maggiore.

In questo modo si rivela come la “navigazione” di santa Veronica sia stata tutt’altro che semplice, avendo a disposizione una piccola vela con a bordo tesori preziosi nella traversata di un mare alto e spesso tempestoso. La sua abilità nel giungere al porto desiderato si riconosce in un arte di navigazione speciale che si è affidata alla scuola del timoniere Gesù, nella sequela fedele dei comandi, delle ispirazioni, dell’ascolto continuo di una voce sottile e talvolta silenziosa (come del resto ci rappresentano bene gli evangelisti quando narrano di Gesù che dorme sulla barca nel pieno della tempesta). “Da Gesù mi parve d’imparare ogni sorta di virtù: spe­cialmente l’umiltà, la pazienza e l’obbedienza, ma il tutto non consiste nell’imparare. Molte volte s’impara la lezione a mente, e poi, nel dirla, si fanno dei falli; perché nel libro dove s’insegna non si guarda ogni punto; e così non s’impara bene. Mi pare di aver compreso che anche noi abbiamo imparato con la mente ogni virtù; ma sappiamo solo dirne il nome. Quando però l’anima sta attenta e guarda bene nel libro, cioè nell’Umanità SS.ma di Gesù – e questo libro è per tutti – dove si trova disteso il tenore e la sostanza delle vere virtù, e lo legge con attenzione, con spirito di umiliazione e con disposizione di non volere fare da sé, ma di stare attenta ad apprendere; questo divino maestro, Gesù Cristo, c’insegna, nelle sue opere, nelle sue parole, nei suoi pensieri, in tutto, un modo senza modo di ogni sorta di virtù, non come le conosciamo noi, ma come le ha praticate Lui. (cfr. diario vol. II, p. 1278)

Un atteggiamento di fiducia sconfinata in Dio che in alcuni momenti si manifestava a lei, e in altri si nascondeva lasciando un desiderio ancora più grande della sua presenza e una profonda solitudine per la sua apparente assenza.

La vita di Veronica non era quindi strutturata come un potente veliero dotato di forza per resistere alle tempeste, era semplicemente una piccola barca a vela trasportata ovunque dalle onde e dal vento, ma, avendo al timone il Signore Gesù, è stata sapientemente condotta al porto della felicità eterna pregustandone le delizie pur nella difficile navigazione.